Dal Timeo di Platone:
Ora la Dea ordinò voi prima con questa instituzione e ordinamento; e vi elesse per istanza la terra dove nati siete, bene avvedendosi, che, posta essendo a dolce guardatura di cielo, porterebbe ella uomini prudentissimi. Adunque, come vaga ch’ella è di guerra e sapienza, quel luogo elesse e allegrò prima di abitatori, il quale avea a portare uomini simigliantissimi a lei. E vivevate con cotali buone leggi, e ancora con molto piú buono reggimento, entrando voi innanzi a tutti gli uomini in ogni
virtú, come si conveniva, essendo voi rampolli e creature degli Iddii. E molte generose opere della vostra repubblica, qua registrate, fanno maraviglia; ma una è,
che avanza tutte in virtú e grandezza. Imperocché narrano le scritture quanta spaventosa oste una volta i cittadini vostri raffrenassero, in quello che su tutta Europa e
Asia riversavasi furiosamente, erompendo da fuori dall’atlantico pelago. Quel pelago allora era navigabile, da
poi che un’isola aveva innanzi dalla bocca, la quale chiamate voi Colonne di Ercole; ed era l’isola piú grande
che la Libia e l’Asia insieme, donde era passaggio alle
altre isole a quelli che viaggiavano di quel tempo, e dal18
le isole a tutto il continente che è a dirimpetto, che inghirlanda quel vero mare. E per fermo, quel tanto mare
che è dentro alla bocca della quale favelliamo, è un porto dalla stretta entrata, a vedere; ma quell’altro assai propriamente dire si può vero mare, e continente la terra
che lo ricigne. Ora, in cotesta isola Atlantide, venne su
possanza di cotali re, grande e maravigliosa, che signoreggiavano in tutta l’isola, e in molte altre isole e parti
del continente; e di qua dallo stretto, tenevano imperio
sovra la Libia infino a Egitto, e sovra l’Europa infino a
Tirrenia. E tutta cotesta possanza, in uno restringendosi,
tentò una volta, a un impeto, ridurre in servitú e la vostra terra e la nostra e tutte quante giacciono dentro dalla
bocca. Allora, o Solone, la milizia della città vostra per
virtú e prodezza nel cospetto degli uomini si fe’ chiara.
Conciossiaché, essendo ella animosa sovra a tutti e molto sperta di guerra, parte conducendo le armi de’ Greci,
parte necessitata a combatter sola per lo abbandonamento degli altri; ridotta in estremi pericoli; da ultimo gli assalitori ricacciolli e trionfò; e quelli non ancora fatti servi ella campò da servaggio, e quanti abitiamo dentro ai
termini di Ercole liberò tutti molto generosamente. Passando poi tempo, facendosi terremoti grandi e diluvii,
sopravvegnendo un dí e una notte molto terribili, i guerrieri vostri tutti quanti insieme sprofondarono entro terra; e l’Atlantide isola, somigliantemente inabissando entro il mare, sí sparve. E però ancora presentemente quel
pelago non è corso da niuno ed è inesplorabile; essendo
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d’impedimento il profondo limo, il quale, al nabissare
dell’isola, si scommosse.
Sembra che ci risiamo!
Atlantide contro Mu?
La rivincita…
Ma perdono anche stavolta!

