BUUUH…

Le minchiate massoniche dlla società multirazziale, parlano da sole.
Il termine “multirazziale” dice che esistono su questo pianeta razze diverse, è una contraddizione terminologica del “siamo tutti uguali”, anzi, dice che siamo tutti diversi!
Logica elementare che rivela quanto demenziale sia il “politically corret”. Come detto ripetutamente, il politicamente corretto è intellettivamente scorretto,
ti chiede di essere tu a raccontarti bugie, ti chiede di non vedere quello che accade ma di vedere “quello che pensi dovrebbe accadere”, in pratica: una autoipnosi. 
Domanda: è possibile l’integrazione fra razze diverse?
Risposta: no, non è possibile a questo punto dello sviluppo umano, nessun tipo di integrazione.
Empiricamente, cioè attraverso l’osservazione, l’esperienza ci dice che essa non c’è mai stata, anzi, l’integrazione diventa giorno dopo giorno più difficile.
Insomma, non puoi integrarti perchè lo dice la massoneria, o il sociologo, o la televisione o l’ideologia. La parola d’ordine è:
Siamo tutti uguali!
Questa è la frase più ridicolmente progressista che sento ripetere a ogni piè sospinto, essa dimostra in sè stessa una assurdità metafisica, ovvero il fallimento evoluzionista.
Se fossimo tutti uguali, la teoria dell’evoluzione sarebbe messa in crisi. Tutti uguali=zero spinta evolutiva= fine dell’umanità.
Io non sono un fan dell’evoluzione, queste cazzate le lascio ai vari Odifreddi & Company, anzi sono ferocemente antievoluzionista, ho riportato solo quell’esempio perchè è considerato progressista, ma porta a deduzioni illogiche.
Perchè non è possibile l’integrazione?
Ci sono vari aspetti, ma il primo è questo: le coscienze non sono uguali.
Certo, se ti esprimi in questo modo, corri il rischio di apparire reazionario, che ti opponi a ogni riforma innovativa, ma l’innovazione deve produrre un vantaggio, se produce uno svantaggio, allora è un errore.
Non è detto che il nuovo sia meglio, nel campo delle arti, dell’architettura, della filosofia, della musica, il vecchio è sicuramente meglio.
Le coscienze non sono tutte uguali.
Il problema è che l’uomo è la sua coscienza, non è il corpo.
Oggi si vuole che sia il corpo a integrarsi, prima… la coscienza si integrerà di conseguenza.
Una simile stupidaggine è diventata ideologia; l’eccessiva materialità derivante dall’impostazione dei modelli culturali legati al “posseggo quindi sono”, hanno di fatto portato alla ribalta della coscienza l’imperativo di “possedere per essere”…
L’uguaglianza è quindi basata sulla modalità che l’individuo sviluppa per arrivare a possedere e quindi essere… L’integrazione delle coscienze non c’è, c’è solo la finta uguaglianza della modalità di possesso.
Ogni ceppo razziale, si confronta con questa “modalità di possesso” che dovrebbe dare accesso alla possibilità di essere, sviluppando strategie personali.
A questo punto però, entra di nuovo in campo la coscienza, con i suoi moti.
La legge antropologica che enuncio è questa: I moti della coscienza sono diversi tra razza e razza.
E’ questa diversità di movimento della coscienza a essere l’ostacolo più grande: a moti diversi corrisponde una coscienza diversa.
La coscienza vede la coscienza, non il corpo materiale, non il colore della pelle!
Essa è uno strumento? No, la mente è uno strumento, la coscienza è ciò che siamo, ed è molto più complessa di quel che si crede.
La sua estensione temporale è incredibile: nella coscienza si agitano tutte le vite di quelli che ti hanno preceduto. Può darsi che tu non te ne renda conto, ma lei si.
Ora, se tutti quelli che ti hanno preceduto, sono tutti bianchi, come fai a integrarti con uno che ha nella sua coscienza tutti neri?
La coscienza coglie l’anomalia e non vede corrispondenze.
Facile da capire, persino empiricamente. E’ per questo che sorgono i quartieri cinesi, le chinatown, i bronx…
Il progressismo del “niente muri” è il parossismo ridicolo dell’ignorante, solo uno incapace di ragionare può dire “basta muri”, ce l’ha intorno lui il muro nella sua coscienza… Tutti quelli che lo hanno preceduto gli urlano in coro continuamente il BUUUH che lo seppellirà.
    
Di Franco Remondina

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