Ciascuno per sè, fanculo a tutti gli altri?

La dimensione del degrado sociale appare in tutta la sua drammatica verità in data odierna, è bastata la trasmissione a reti unificate del messaggio: attenzione potreste morire.
Era una ipotesi, ma ci hanno pensato gli individui a rendere possibile, poi probabile, poi certa, quella trasmissione.
Nel 2020 si è avuta questa escalation di valutazione personale nella maggioranza della popolazione.
Poi, un volta arrivati alla certezza, è cominciata la formazione dei ranghi, la ricerca di “quello che la pensava come te”.
La verifica della similitudine nelle paure.
A questo punto, al grido interiore della paura, hanno pensato che se ci si univa, forse quel grido sarebbe cessato.
Non cessa!
Cosi, come scrisse Cicerone nelle “Lettere ad Attico”, siamo arrivati a “Dum spiro, spero” cioè: fin che vivo, spero.
Tradotto erroneamente in termini moderni con “finchè c’è vita c’è speranza”, o peggio ancora “la speranza è l’ultima a morire”.
Ecco il punto cruciale, la speranza condivisa.
Condividono una speranza, quella che non tocchi a loro.
Fanno come le aringhe, formano in acqua un grande banco e quando arrivano i predatori si muovono come se fossero un grande pesce, cercando di spaventare il predatore.
Sperano cosi di sopravvivere…
Ma di fatto avviene che sperano che accada all’altro.
Sono uniti ma divisi da quell’istinto di sopravvivenza scatenato da quella trasmissione.
Patetici ignoranti, creduloni della peggior specie.

La televisiun la gà na forza de liun

Di Franco Remondina

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