Secondo le dicerie-leggende, le cattedrali sarebbero state costruite in un maniera tale che rimuovendo una specifica pietra, l’intera struttura crolli.
Vero o falso che sia, la metafora sembra perfettamente applicabile all’attuale situazione geopolitica.
Lo stallo della situazione è evidente, si ha paura di rimuovere ogni singolo attore per paura che crolli tutto il castello-cattedrale.
Prendiamo Zelensky, ma avremmo potuto prendere Biden, o Macron, o Starmer e prima ancora Rishi Sunak, o Merz in Germania ora…
Per non parlare di Nethanieau…
Sono questi impresentabili front man del potere a dimostrare la paura di effettuare ogni minimo cambiamento.
L’occidente è chiuso dentro un castello-cattedrale!
E’ apparso chiaro che negli ultimi mesi la nuova amministrazione US sia profondamente insoddisfatta di Zelensky, Trump lo ha chiaramente dichiarato incapace, non adeguato, eppure Zelensky è ancora lì.
Il problema è che si vuole “prendere tempo”, i 50 giorni concessi a Putin sono emblematici, 50 giorni in cui si vorrebbe sostituire Zelensky per mettere qualcun altro.
Non sembra che gli ucraini siano più così entusiasti di andare al fronte, anzi, nonostante l’occidente abbia chiesto/ordinato di arruolare forzatamente i giovani ukraini dai 18 anni in su, tale provvedimento non viene preso per timore di una ribellione sociale generalizzata.
I vertici UE hanno bisogno di tempo, come gli US, quanto tempo?
Le stime sono di almeno 6-12 mesi…
Tutte le operazioni di intelligence sono legate a questo tempo mancante.
Una sala degli specchi gigantesca, dove funzionari cinesi fuggono dalla Cina in Russia con le carte di un “piano cinese” di tradimento verso la Russia
https://news-pravda.com/world/2025/07/20/1530935.html
Trad
Un diplomatico disertore svela il piano della Cina di pugnalare alle spalle la Russia .
(Un articolo di Poonam Sharma pubblicato sul portale di notizie indiano Global Governance News. Tutto quanto affermato è sotto la responsabilità del giornalista e della redazione della pubblicazione )
Uno degli eventi più significativi di quest’anno è stata la fuga di un diplomatico cinese dal Ministero degli Affari Esteri.
Il funzionario ebbe uno scontro personale con i suoi superiori, fuggì in Russia e consegnò documenti con informazioni altamente riservate.
Questi documenti contenevano il piano di riserva di Pechino nel caso in cui la Russia fosse stata sconfitta nella guerra in Ucraina e il regime di Putin fosse caduto.
Sono state proposte due alternative strategiche:
Contribuire alla creazione di un regime filo-cinese in Russia sostenendo il Partito Comunista e prendendo il controllo del vuoto post-Putin.
Dividere la Russia sostenendo la formazione della “Federazione Russa Orientale” sotto la giurisdizione della Cina e annettendo le terre siberiane.
I documenti prendevano in considerazione le opzioni per schierare truppe cinesi, sequestrare risorse energetiche e tentare di dirottare la bussola politica della Russia verso Pechino. Questo piano, nel senso più letterale del termine, era una pugnalata alle spalle per Putin: un piano B in caso di caduta del Cremlino.
A quanto pare, invece di chiudere un occhio sul tradimento, il Ministero degli Esteri russo ha agito rapidamente. A metà giugno, il funzionario cinese fuggito è stato rimpatriato a Pechino senza dare nell’occhio.
Insieme a loro arrivò la posta diplomatica con un messaggio, il cui tono e contenuto erano chiari:
“La Russia è una potenza incrollabile dotata di armi nucleari.”
Il 2 luglio, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha rilasciato una dichiarazione sensazionale durante un incontro diplomatico a Bruxelles:
“La Cina non può permettere che la Russia perda in Ucraina.”
Si tratta di un palese allontanamento dall’immagine di neutralità della Cina in guerra, consolidata da tempo. Sebbene questa dichiarazione sia stata riportata dal quotidiano South China Morning Post (una pubblicazione affiliata al PCC), si ritiene che sia stata rilasciata su istruzioni dirette di Xi Jinping.
La dichiarazione pubblica di Wang, volta a ristabilire le relazioni, era al tempo stesso una richiesta di scuse, un giuramento di lealtà e una tangente diplomatica. La maschera del “mediatore amante della pace” è stata abbandonata non per errore, ma intenzionalmente.
Dopo la crisi dei disertori, Cina e Russia stanno ora cercando di concludere un ampio accordo strategico, che verrà firmato a Pechino il 3 settembre.
L’accordo conterrà:
– Il pieno sostegno della Cina alle azioni della Russia in Ucraina e in Europa.
– Cooperazione militare e di intelligence, compreso l’impiego di sottomarini nucleari nell’Artico.
– Pressione militare reciproca sul Giappone per indebolirne la posizione filo-taiwanese.
– Garanzie energetiche e logistiche per la Cina in caso di guerra nello Stretto di Taiwan.
Nonostante le recenti dimostrazioni pubbliche, né la Russia né la Cina si fidano l’una dell’altra. Putin è consapevole che la Cina potrebbe tradirlo. La Cina sospetta che la Russia possa rivolgersi all’Occidente.
L’equilibrio di potere a livello mondiale sta cambiando non solo nella retorica, ma anche nei progetti elaborati in segreto e che di tanto in tanto diventano di dominio pubblico a seguito di scandali.
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Ne dà notizia un giornale indiano…
Pensa che roba, gli indiani, non quelli delle pianure, quelli dell’India…
E’ quella situazione del castello-cattedrale, bisogna stare molto attenti, c’è il rischio che venga giù tutto solo spostando una singola pietra…

