Il divieto di…

E’ qualcosa di davvero sconcertante, il tampone…
Non ho fatto alcun tampone in questi due anni di “terribilissima pandemia”, non avendo mai fatto tamponi in tutta la vita, non lo faccio neppure adesso.
Sto benone.
Ecco, la cosa importante è questa affermazione, cioè che non serve e non deve servire un tampone a stabilire se sto bene o se sto male.
Chi meglio di sè stesso può stabilire se sta bene oppure no?
La questione non è di poco conto, se non puoi essere tu stesso a stabilire i canoni del benessere, allora non avrai più alcun “potere” neppure su altri aspetti, ma allora quel poter apparterrà a qualcun altro.
Il tampone diventa quindi uno strumento di potere e controllo totale.
Non hai più alcuna voce in capitolo, non hai più alcun controllo su di te.
Di converso, se non sai più quando stai bene, diventi di fatto un soggetto “incapace di intendere e quindi volere.
Vedete bene che la faccenda del tampone produce un collasso generalizzato della struttura mentale dell’individuo.
Non è solo l’ambito sanitario, piano piano quella mutazione si impossessa di altri aspetti mentali, compare un sottofondo di incertezza totale anche in altri ambiti, quello lavorativo per esempio…
Se non ci sono più certezze significa che ci sono SOLO INCERTEZZE.
Non c’è una via di mezzo!
Il tampone rappresenta l’hacker dell’individuo, per il sistema!
E’ per questo che in Usa, la nazione più corrotta politicamente al mondo, il truffatore Biden ha messo a bilancio Usa una spesa di 53 miliardi di dollari per “regalare tamponi gratis per posta”, agli americani.
Una truffa colossale, ma non è questo il punto, c’è l’altro punto, quello della trasformazione dell’individuo, da cittadino in grado di decidere autonomamente a quello di incapace di intendere.
Diciamo che sia una operazione di circonvenzione d’incapace?
Esattamente quello!

Non fanno i tampini, fanno i tamponi…
Lascio a voi la rima…

Di Franco Remondina

2 risposte a “Il divieto di…”

  1. Sono pienamente d’accordo con te Franco. Anch’io non ho fatto nessun tampone in questi due anni. Farlo l’ho percepito come un atto di sottomissione ad una prepotenza istituzionale. Questo tuo articolo aggiunge un’ulteriore conferma.

  2. Neanche io .
    Non so perché ma quando ci penso lo “vivo” innanzi tutto come una una violenza fisica ,come uno stupro
    Così NON prendo neanche minimamente in considerazione l’idea .

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