Il Picco deIl’ instabilità

E’ ormai evidente che qualcosa non sia andato nel verso desiderato.
La gatta frettolosa fa i gattini ciechi, dice il proverbio.
In effetti c’è stata fretta, anzi una fretta maledetta, direi che c’è stato panico, terrore, disperazione.
Una/ due banche sistemiche, cioè dei padroni, nel 2018, ottobre-novembre di quell’anno ha cominciato ad avere una crisi di liquidità che si è conclamata come una gravidanza, 9 mesi più tardi, a agosto- settembre 2019, la Banca Regolamenti internazionali lancia l’allarme.
La risposta: la Federal Reserve inizia a iniettare liquidità in modo massiccio nei mercati monetari utilizzando i REPO, dichiarando che non si trattava di Quantitative Easing perché, secondo loro, compravano solo titoli a breve scadenza, mentre il Q.E. riguarda i titoli a lunga scadenza.
Cosi, viene in essere questa situazione

IL JENGA DEI REPO – ANDREA CECCHI Newsletter (substack.com)

Dall’articolo

Dopo la crisi del 2008, le banche sono state ricapitalizzate direttamente dalle Banche Centrali che hanno scambiato asset tossici (es. subprime ecc.) con liquidità fresca di stampa. La Federal Reserve si trasforma di fatto in un sistema bancario ombra operante con le cosiddette dark pools: https://www.investopedia.com/terms/d/dark_pool_liquidity.asp

Dopo tutta questa stampa di soldi, si arriva a un punto che la liquidità dentro le banche è talmente tanta che si inizia a volerla ridurre. Pessima idea. Come accendere un fiammifero per vedere se c’è benzina nel serbatoio. Infatti,durante il 2017-2018 viene ordinato il cosiddetto “tapering” ovvero, la Federal Reserve inizia a ridurre il proprio bilancio perché dopo tutto il Q.E., le riserve erano cresciute troppo, ma si trattò di un grave errore, perché il sistema bancario, ormai assuefatto alle quotidiane dosi di metadone monetario, ha iniziato ad andare a cercare la liquidità nel mercato dei REPO. Infatti, a settembre 2019 avviene questo!  

La Federal Reserve ha allora aperto un canale di liquidità immediata a richiesta e, come si vede, l’impennata sul mercato dei REPO si è subito calmierata. Ma questo non vuol dire che il problema è stato risolto, perché quella liquidità aggiuntiva, di proporzioni pazzesche, non deve assolutamente circolare al di fuori del sistema bancario per evitare il surriscaldamento dell’economia e il rischio iper-inflattivo:  enter il virus sintetico e i lockdown che si protrarranno fino a che questa bomba a orologeria non verrà disinnescata.

Ma continuiamo con la narrazione degli eventi di quei giorni, che rappresentano le basi fondamentali su cui si poggia tutto il “JENGA” dell’attuale equilibrio economico mondiale.

Se il Tesoro ha bisogno di soldi per finanziare la spesa pubblica, esso ha due opzioni:  1)aumentare le tasse 2) fare nuovo debito. Quando si ha una Banca Centrale accomodante, si sceglie l’opzione 2. Per quale motivo lo Stato ha bisogno di tanti soldi aggiuntivi? Perché c’è la recessione, ricordate? Anzi, la Grande Recessione che inizia proprio nel 2008. I soldi servono in abbondanza per le politiche sociali che contrastano la congiuntura negativa dovuta al perdurare della crisi economica. Lo Stato emette quindi nuovi titoli che vengono sottoscritti dagli operatori primari, ovvero le banche facenti parte dei cosiddetti Primary Dealers. Facendo ciò, queste banche diminuiscono l’ammontare delle riserve in essere presso i conti reciproci con la Banca Centrale. Alla ricerca di redditività, le stesse banche indirizzano le proprie riserve in eccesso anche nel rischioso mercato dei REPO, dove c’è di tutto, comprese società di brokeraggio che procurano la liquidità a chi ne è privo attingendola da clienti molto propensi al rischio. Se una cosa del genere non avvenisse in un mercato di operatori istituzionali in giacca e cravatta, verrebbe in mente la figura dello strozzino, che presta i soldi a chi si è già rovinato a poker, ma vuol continuare a giocare.  Se qualcosa va storto, tipo una scommessa su un derivato, la banca si trova a corto delle riserve patrimoniali minime necessarie per essere considerate solvibili. Queste dinamiche sono state particolarmente esacerbate dalle imposizioni di Basilea, che stabilisce parametri ben precisi di solidità patrimoniale in termini di liquidità. Si capisce che si tratta di una complessa struttura molto intricata, dove bilanciamenti precari possono essere ristabiliti solo con cuscinetti di liquidità a comando, come una mano che inserisce nuovamente i pezzetti di JENGA nella struttura per evitare, o ritardare il suo crollo sistemico. Solo la Banca Centrale ha il potere di generare questi cuscinetti e lo fa con il Quantitative Easing, ovvero l’acquisto diretto dei Titoli di Stato, intervenendo direttamente sul mercato, lasciando quindi intatte le riserve delle banche denominate “Primary Dealers”, le quali si trovano quindi più solide ad auto-sorreggersi nel mercato dei REPO. Ma non finisce qui, perché in questo complicato meccanismo, entrano in gioco anche gli Hedge Fund, assetati di rendimento, perché gestori di immense quantità di soldi, compresi quelli affidati loro dai fondi pensione, che si uniscono e sostituiscono al ruolo dei Primary Dealers, complicando ancora la ragnatela di controparte, gettando dentro il mercato dei REPO tutto il putridume che hanno in pancia, come il marcescente mercato delle cartolarizzazioni tutto farcito di effetto leva, ovvero soldi presi a prestito chissà da chi e chissà come. La colla che tiene tutto insieme è la ricerca di collaterale a garanzia. In un mondo di scommesse clandestine e di gioco privo di trasparenza, il collaterale deve essere di elevata qualità e purezza. Non più una promessa o un pezzo di carta, ma il cash. E il cash continuerà ad arrivare a fiumi, dal rubinetto della Federal Reserve, a patto di non farlo uscire e di non farlo arrivare alla gente, che lo spenderebbe subito, creando nuovo rischio ( se la gente spende, l’economia si surriscalda e le aziende iniziano a indebitarsi per investire nel virtuoso ciclo economico pompato dalla liquidità. Se le aziende chiedono credito, il rischio complessivo aumenta sia a livello corporate che privato). La gente avrà soldi, ma il canale con cui saranno elargiti sarà diverso. Arrivano quindi i cosiddetti aiuti, dati con il contagocce, in un clima di depressione psicologica, affinché non ci sia inflazione, almeno per adesso. È da notare il sadismo con cui le crudeli misure repressive abbiano eliminato tutte quelle parti della vita delle persone che causano felicità ed esuberanza, come i viaggi, i concerti, lo sport e tutte le situazioni aggregative.  La cosa drammatica è che non c’è una vera e propria strategia per uscire da questa situazione. Le Banche Centrali provano uno strumento e guardano come si comporta prima di implementare una vera e propria programmazione. Un po’ come testare la temperatura dell’acqua con il piede, prima di immergersi con tutto il corpo. Il territorio è inesplorato sotto moltissimi aspetti. Si tenta qualcosa e si aspetta di vedere che succede. Nessuno sa cosa fare. La cosa è abbastanza preoccupante.

Nella meccanica di questa struttura già di per sé già estremamente astrusa, entra in gioco anche il Dollaro Americano e la necessità che tutte le banche del mondo hanno di finanziarsi in dollari perché i dollari sono la valuta in cui è espressa la quasi totalità dei commerci globali. Tantissimi scambi di questi dollari avvengono al di fuori dei confini degli Stati Uniti. Il mondo intero è inondato di dollari, perché gli USA importano tantissimo da tutti i paesi del mondo, avendo smesso di essere un paese prevalentemente produttivo. E qui la cosa si complica ancora, perché le banche dei rispettivi paesi non possono accedere direttamente ai mercati REPO americani, ma solo nei rispettivi sistemi analoghi, dove la dinamica si complica con l’aggiunta della conversione valutaria.  Una carenza di dollari da parte di un operatore in questi mercati, innesca rischio sistemico anche al di fuori dell’area dollaro e il problema si estende a tutto il mondo. Tutti i paesi hanno bisogno immediato di dollari per coprirsi reciprocamente e non esplodere. Ecco perché anche la soluzione, ovvero la necessità di un lockdown globale, ha visto partecipare tutto il mondo globalizzato.

Ma cosa è successo il 17 settembre 2019? In quei giorni c’erano delle scadenze di Treasury Bonds e delle nuove emissioni di Treasury con scadenze a 3 e 10 anni. Nello stesso periodo c’èra la scadenza delle tasse ed altre normali casistiche che negli anni precedenti non avevano ancora mai causato problemi di volatilità. Ma non questa volta. La manovra di prelievo da parte del Tesoro sul conto di riserva è di 190miliardi di dollari durante il periodo compreso tra metà agosto e metà settembre. Il conto di riserva è un aggregato di una cinquantina di banche di vari paesi e ci vuole del tempo per consentire nuovi equilibri dopo operazioni di prelievo così massicce. Il repentino calo di liquidità dovuto a questo improvviso prelevamento, ha impedito a queste banche sistemiche di partecipare al mercato dei REPO ed è scoppiato il panico, con l’impennata dei tassi d’interesse. Proviamo a immaginare la scena: apre il mercato e i più grandi investitori che si è abituati e rassicurati dal vedere tutti i giorni, ad un tratto, non si presentano. “Aiuto! Dove sono finiti, che sta succedendo”?  Il panico si estende al mercato dei futures, delle opzioni, delle valute, e a tutto il resto dove tutti gli operatori scommettono prendendo i soldi in prestito dal mercato dei REPO. Se i tassi salgono, come abbiamo visto, dal 2 al 10%, si può facilmente immaginare l’enormità delle conseguenze e delle ripercussioni su tutti i mercati del mondo. Se la situazione si protrae per qualche istante di troppo, arrivano le margin call a catena ed è la fine. Il JENGA collassa.

IL MERCATO DEI REPO È DOVE INIZIA L’EFFETTO LEVA.  

Atre dinamiche sono così spiegate: all’inizio, nessuno si stava preoccupando, ma i tassi continuavano a salire dal 3 al 4 al 5% fino al picco di 9,¼%. I tassi si sono poi normalizzati. Alla domanda su cosa sia successo ai tassi che poi sono scesi, la risposta differisce molto in base al punto di vista del ruolo ricoperto nel mondo del mercato dei REPO.  Uno dei fattori determinanti è sicuramente dovuto alle operazioni di alleggerimento di riacquisto di titoli da parte del SOMA della Federal Reserve, che ha fatto mancare liquidità: “ll conto di mercato aperto del sistema è uno degli strumenti di politica monetaria utilizzati dal sistema della Federal Reserve degli Stati Uniti che contiene attività acquisite da operazioni di mercato apertohttps://en.wikipedia.org/wiki/System_Open_Market_Account

Un altro fattore determinante per il funzionamento dei REPO è la tempistica: il mercato apre alle 7am e gli Hedge Fund si avventano su di esso con migliaia di miliardi da rifinanziare. Il cash non è disponibile tutto insieme allo stesso momento. Gli operatori si collegano quando preferiscono, anche a causa del fuso orario dei rispettivi Stati degli Stati Uniti. Ad esempio, un Hedge Fund di New York che ha bisogno di cash alle 7 di mattina resta impietrito finché un altro operatore si sveglia in California e glielo fornisce quando meglio crede.  Poi c’è un’altra caratteristica del mercato dei REPO, ovvero i due fattori che determinano la domanda e l’offerta. Questi due fattori sono il cash e le SECURITIES che sono soprattutto i Titoli di Stato, ma anche i titoli a pacchetto emessi a seguito di cartolarizzazioni. In quei pacchetti in genere c’è un mix di roba, un po’ buona un po’ no. Un po’ come la busta che compravo dal giornalaio per la mia bambina quando era piccola. Dentro si trovava qualche bel giocattolo e una paccottiglia di altra roba invenduta di scarso interesse e valore, impacchettata tutta insieme e venduta ad un prezzo unico.  Se sul mercato c’è molto cash, il rischio scende e i tassi calano. Se sul mercato vengono offerte molte Securities (che risentono direttamente dell’economia del mondo reale), il rischio sale ed anche i tassi. Se i tassi si alzano si innesca la reazione a catena delle margin call perché gli operatori non si fidano più degli altri e tutto può scoppiare molto rapidamente. Ecco che interviene la Federal Reserve a bilanciare nuovamente l’offerta di Cash sul mercato dei REPO rispetto alla quantità di Securities. Questa manovra si chiama Reverse REPO. L’effetto di far scendere i tassi però scoraggia ed allontana tutti quegli operatori che hanno liquidità sana e che cercano rendimento. Per far si che i tassi tornino a salire, la Federal Reserve deve uscire dal mercato, ma se esce i tassi tornano salire e ritorna il rischio. Quindi la cura è peggiore del male ed è un cerchio senza fine che non può essere curato ma solo palleggiato come ping pong.  

L’effetto visibile di tutta quella liquidità gettata dalla Federal Reserve nel mercato dei REPO ha avuto anche l’effetto immediato di concorrere a nuovi record borsistici. Immaginiamo Hedge Fund super speculativi che si vedono inondare di soldi ad libitum. Ecco come sono salite le borse ed ecco perché i nuovi massimi. Tutto spinto da creazioni di liquidità che confluiscono agli investitori nelle modalità sopra descritte in questo complesso sistema. Alla Federal Reserve non interessa molto dove finisce questo denaro, basta che non finisca nelle tasche della gente e che i tassi siano schiacciati verso il basso. Le banche europee sono direttamente coinvolte in questo vortice perché hanno bisogno di finanziarsi in Dollari per le partite controparte. Basilea III ha creato dei vincoli molto più stretti su come operare con i conti a compensazione accesi presso la filiale di New York della Federal Reserve. Dal 2017, ogni transazioni di Euro/U$D deve avere un corrispettivo sui libri contabili della Federal Reserve di New York e deve essere supportato da sufficienti parametri patrimoniali, mentre prima, l’effetto leva poteva diluire anche 20:1 questa necessità e questo ha messo in difficoltà le banche europee che trovano problematicità ad accedere a canali di credito in dollari con ripercussioni pesanti anche sul mercato dei REPO dove un dollaro in Europa non è lo stesso dollaro negli USA.  Si capisce quindi che il mondo intero ha bisogno di una sola cosa: di un’immensa quantità di dollari e della certezza di averne in continuazione. Dollari che servono solo dentro al casinò delle scommesse globali. Come le chip di Las Vegas, o i soldi del Monopoli che circolano solo all’interno del gioco. Un gioco da cui noi siamo stati esclusi principalmente per motivi pratici a al quale partecipiamo solo con una forma di vampirismo energetico che ci sottrae l’anima e ci rende bianchi e smunti come le vittime dei vampiri nei film. Forse torneremo ad essere rilevanti, quando questa immensa galassia di scommesse fatte a debito si sgonfierà opportunamente. Nel frattempo, lockdown, sussidio, divano, mascherine, vaccini, e bastonate. Da questo gioco perverso, esce vincitrice la Cina, che non ha bisogno di dollari. Si è preparata negli anni a questo momento, con immense riserve di oro e la supremazia nei commerci e nella tecnologia. La Cina siede su di una montagna di dollari e si è subito tirata indietro da questo ricatto. Ripeto, la Cina non ha bisogno di dollari e non ha bisogno di nessuno.  La Cina aspetta e sarà come la mosca carnaria, che depositerà la sua larva sui cadaveri fumanti di tutti gli altri, dopo che ci saremo uccisi l’un l’altro con le nostre stupide e inutili soluzioni suicide. Dalla nostra miasi sarcophaga nascerà il nuovo mondo orientale. Questo è il piano Cinese. Grandissimi conoscitori dell’Arte della Guerra.

Spero di aver dato una visione ancora più approfondita di quello che è il complicatissimo sistema economico-finanziario che sovrasta l’economia reale di tutti i giorni. La visione generale che interessa le persone è limitata a i soldi che abbiamo in tasca. Sopra di essi, come abbiamo visto, c’è una colossale e dinamica struttura fatta di un’infinità di piccoli tasselli.  Come nell’immagine qui sotto,

dove appare un volto, ma esso è composto di tantissime micro tessere di altri volti di altre persone.  Per capire il disegno, nella sua complessità, bisogna ricostruirlo e inserire le tessere nei posti giusti. Poi, allontanandosi ed osservandolo, appare l’immagine complessiva e tutto sembra avere più senso, proprio come ciò che è accaduto in questa assurda storia di un virus apparentemente responsabile di aver fermato tutta l’economia del mondo, tranne quella del paese da cui il virus ci hanno detto che proveniva.

Detto questo, la pandemia, la guerra Russia-Ukraina, la guerra Israele-Palestina sono la metodica applicazione della mossa di Kansas City, mentre ti indicano cosa devi guardare, loro fanno altro.

Ci risiamo, di nuovo…
Un altra crisi di liquidità, altra impennata mostruosa dei REPO…

Di Franco Remondina

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