Il vero nodo della de-dollarizzazione: il dilemma di Triffin

Innanzitutto cos’è il Dilemma di Triffin?
Il paese che emette moneta internazionale deve accettare crescenti disavanzi delle partite correnti al fine di soddisfare la domanda mondiale di valuta di riserva, ma nello stesso tempo i crescenti deficit indeboliscono la fiducia nella solidità della moneta nazionale usata come riserva standard internazionale.
I paesi che debbono usarla, come ad esempio quelli con scarse risorse naturali, eserciteranno una forte domanda di valuta di riserva per poter pagare le transazioni con i paesi produttori di risorse. Questi ultimi investiranno in azioni e titoli di stato del paese emettitore, quindi i dollari emessi non si presentano al cambio, condizionando il valore del dollaro sulle altre monete.

Ora, Triffin era un economista belga e nel 1960 pubblicò questa sua analisi, fu in qualche modo spinto a farla in seguito a una banale constatazione, nel 1960, un’oncia (31,103 grammi) d’oro veniva scambiata per 40 dollari a Londra, mentre il prezzo negli USA era di $ 35, ossia la convertibilità stabilita a Bretton Woods.
Dopo la fine della II°Guerra Mondiale, l’industria americana era largamente l’unica industria funzionante. Aveva le merci ma non i compratori.
Venne quindi attuato il Piano Mashall di aiuti.
Cosi, una alla grande quantità di denaro scorre fuori dal paese attraverso il Piano Marshall, una grande quantità va al bilancio militare degli Stati Uniti e al bilancio estero USA, il numero dei dollari in circolazione dopo dieci anni ha cominciato a superare la quantità di oro che li sosteneva e nel 1959, questa situazione cominciava a dare un certo tipo di apprensione.
Gli investitori vedevano nel prezzo dell’oncia d’oro un problema e si aspettavano la risoluzione di tale problema.
Si propose una prima soluzione al dilemma di Triffin per gli Stati Uniti: ridurre il numero dei dollari in circolazione attraverso il taglio del deficit e aumentare i tassi di interesse per attirare investimenti in dollari verso il paese, in modo da compensare l’emorragia derivante dal mantenimento di una moneta di riserva.
Entrambe queste strategie, tuttavia, trascinano l’economia americana in recessione, una prospettiva che il presidente JFK voleva evitare e decide di firmare un ordine esecutivo (11110 del 4 giugno 1963) che permette al Tesoro degli Stati Uniti emissioni monetarie garantite in argento, detti dollari d’argento, fuori dal controllo della FED e dal suo diritto di signoraggio.
Questo avrebbe creato una forma di concorrenza, come valuta di riserva, al sopravvalutato Dollaro USA (o Note Federal Reserve). Come previsto dalla legge di Gresham (teoria all’origine del fallimento dei sistemi monetari bimetallici), il dollaro d’argento è stato scarsamente usato e l’esperienza non venne più ripetuta da nessun altro presidente degli Stati Uniti.
Per mantenere il sistema di Bretton Woods e di esercitare un controllo sul tasso di cambio dell’oro, gli Stati Uniti avviano la creazione del pool dell’oro di Londra (8 Banche centrali si impegnavano a difendere un prezzo dell’oro di US $ 35) e gli Accordi Generali di Prestito (in inglese General Arrangements to Borrow o GAB) nel 1961 che ha sostenuto il sistema fino al 1967 quando la corsa ritiro dell’oro sul mercato di Londra e la svalutazione della sterlina hanno preceduto il crollo del sistema.

Il 15 agosto 1971, Nixon sospende la convertibilità del dollaro in oro e chiede al consiglio del F.M.I una riforma d’insieme mettendo in discussione il sistema aureo. Gli USA, a causa del loro deficit, dovevano rimborsare in oro i dollari, questo provocava un’emorragia delle loro riserve auree. Se la situazione fosse restata così, ci sarebbe stato l’obbligo di un maggior rigore di bilancio, ma la demonetizzazione dell’oro permise agli USA e ad altri paesi di conservare un deficit in maniera regolare.
Giusto per dire che le continue discussioni sul deficit US sono una minchiata!
Esiste quindi una “industria del dollaro” e quelle persone che fanno parte dell’industria del dollaro, hanno messo via, abbandonato il dilemma Triffin.
La tesi è che una volta persa la convertibilità in oro, la faccenda del Dilemma fosse scomparsa. Era una cattiva interpretazione, il problema di Triffin ha continuato a funzionare, e gli Stati Uniti hanno fatto grandi sforzi per cercare di contrastare questo effetto. In particolare, hanno scelto la via della creazione di enormi bolle speculative che vengono appositamente gonfiate nel sistema finanziario del dollaro, in modo che gli investitori, gli speculatori portino fondi nel sistema del dollaro e che in generale la domanda di dollari si mantenga alta.
Quindi il fenomeno della dollarizzazione è in realtà qualcosa di voluto, una impostazione politica che tradotta dal politichese del Dipartimento di Stato americano, si definisce “l’ordine internazionale basato sulle regole”. 
Nel 2008 quasi tutti i paesi erano riusciti a districarsi dal Fondo monetario internazionale, tutti i paesi del mondo avevano imparato a riconoscere che i “piani di austerità” proposti dal FMI, erano un veleno mortale, non un rimedio.
E l’idea di “sviluppo” della Banca mondiale era fondamentalmente sottosviluppo. Obbligava gli stati a una dipendenza dagli esportatori statunitensi di derrate agricole, e dai creditori. Invece di creare il proprio denaro, invece di produrre il proprio cibo, invece di produrre i propri prodotti dovevano dipendere dal FMI.

E’ questo il modo in cui si è cercato di eludere il Dilemma Triffin, il deficit degli Stati Uniti e il sistema mondiale è stato progettato per rendere dipendenti gli altri paesi, ed è per questo che il dollaro non scendeva.
Pur non avendo un impero come quello Britannico, ma solo una nazione, gli US, si dava il via a un Impero Finanziario.

L’industria del dollaro è naturalmente anche legata a filo doppio con Università, media, economisti, per veicolare un messaggio rassicurante a fronte di fatti assolutamente desolanti in termini di società.
Aver scelto di diventare un Impero Finanziario ha significato un cambio radicale anche nel comparto giuridico, sono state abrogate Leggi come il Glass-Steagal Act e le leggi dell’era della Depressione introdotte negli anni ’30 che prevedevano un sistema finanziario focalizzato sull’investimento produttivo, in tal modo si decideva di deindustrializzare la nazione.
Cosi lo sforzo dei media era di non fare in modo che le persone si accorgessero, la narrazione era SEMPRE positiva. Se il dollaro perdeva si diceva che era a favore delle aziende che esportavano più merce, se saliva dicevano vedi, paghiamo meno le importazioni.
Cosi, la propaganda dell’Industria del Dollaro ha convinto, oltre alle persone, anche sè stessa, non rendendoci conto che la deindustrializzazione implicava il passaggio da economia di esportazione come lo erano prima, a una economia ad altissimo costo a causa delle spese militari, a causa della crescente finanziarizzazione, dal fatto che sempre più entrate nell’economia americana non andavano affatto al settore della produzione. Stava andando al settore immobiliare e finanziario, minando la capacità di esportazione dell’America, e quindi ha minando la sua capacità di bilanciare i suoi pagamenti internazionali con il commercio.

Comunque sia, la decisione era presa!

segue…


Di Franco Remondina

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