Il “Vilnius” della questione

Il mese di luglio ha portato questo

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/vertice-nato-a-vilnius-di-cosa-parleranno-i-leader-mondiali-i-punti-da-affrontare/ar-AA1dFqyS

Cosi viene riportata la notizia, come se fosse un vertice “dei tanti vertici di routine”, in realtà questo vertice è uno spartiacque gigantesco tra il mondo che avrebbe dovuto essere e il mondo che invece c’è.
Qualcosa è avvenuto a Vilnius, sotto l’egida della Nato, un cambio colossale di prospettiva.

Il progetto era l’estensione del “mondo basato sulle regole”, cioè un mondo dove c’era un solo stato che detenesse tutto il potere.
Insomma gli etruschi US avevano deciso che il mondo intero entrasse di colpo nel mondo postindustriale.
Ma ci sono resistenze, se cosi si può dire, rispetto alla logica tradizionale dell’analisi geopolitica della Cina, della Russia e della maggioranza degli stati del mondo, che è quella di presumere che gli interessi economici e finanziari guidino la politica di quasi tutte le nazioni. 
Di fatto, il mondo si sta dividendo in due blocchi, il vertice di Vilnius ha certificato questa frattura ma a un livello assolutamente impensabile, se la prospettiva logica era che la politica seguisse l’interesse economico a scapito della capacità americana di mantenere un’economia mondiale unipolare con il dollaro come centro finanziario e il commercio soggetto all’unilateralismo protezionista statunitense, a Vilnius di nuovo, si è introdotto il concetto di “interesse nazionale”.

La creazione della NATO è sempre stata fraintesa. La si dipinge come un’alleanza militare, originariamente nata per difendersi dal pensiero che l’Unione Sovietica potesse avere qualche motivo per conquistare l’Europa occidentale. Ma il ruolo più importante della NATO è stato quello di utilizzare la “sicurezza nazionale” come scusa per scavalcare la politica interna ed estera europea e subordinarla al controllo statunitense. La dipendenza dalla NATO è stata scritta nella costituzione dell’Unione Europea. Il suo obiettivo era assicurarsi che i leader dei partiti europei seguissero la direzione degli Stati Uniti e si opponessero alla politica antiamericana, alle politiche a favore dei lavoratori e ai governi abbastanza forti da impedire il controllo da parte dell’oligarchia finanziaria degli Stati Uniti.

Il mondo post-Vilnius tratta il commercio e le relazioni internazionali non come questioni economiche, ma come “sicurezza nazionale”, ma si sta verificando un assurdo, in pratica, “sicurezza nazionale” significa unirsi al tentativo statunitense di mantenere il controllo unipolare dell’intera economia mondiale.
Nel vertice infatti si parla di isolare la Cina e smembrare la Russia…
Sempre per “interesse nazionale”, ma di chi?
Non certo della UE, l’unico interesse nazionale che conta è quello US.
Solo gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni commerciali ad altri paesi. E solo gli Stati Uniti hanno rifiutato le regole del libero scambio internazionale come minacce alla sicurezza nazionale per il controllo economico e militare degli Stati Uniti.
Questo contrasto tra il successo economico della Cina e il “giardino” dell’austerità piena di debiti dell’occidente della NATO è l’essenza dell’odierna campagna dell’Occidente contro il resto del mondo che cerca l’indipendenza politica dalla diplomazia statunitense per elevare il proprio tenore di vita. 
Il paradosso è che l’occidente cerca di sembrare autosufficiente, autarchico, quando non lo è, non avendo la capacità industriale che aveva 40 anni fa…
Il resto del mondo invece si industrializza sempre di più.
L’interesse nazionale degli altri è diverso dal nostro.
E’ questo il punto!
Da noi si parla di interesse nazionale US, mica dell’Italia o di qualsiasi altro stato occidentale.
Nato o non Nato, l’occidente ha perso!
Vilnius è il de profundis evidente!

Di Franco Remondina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *