Illiquidità sistemica!

Quando nel 2008 scoppiò la cosiddetta bolla dei muti subprime, si venne a creare un problema di liquidità bancaria, cioè le banche non si prestavano soldi tra loro.
La FED con l’amministrazione Obama diedero il via al QE, ma risolvendo la crisi di illiquidità del 2009 in modo da salvare le banche dalla perdita di denaro (finendo col gravare l’economia con enormi debiti), ha aperto la strada alla crisi di illiquidità profondamente sistemica.
Se a quel tempo tutti applaudivano, oggi si scopre che tali QE hanno di fatto messo in trappola la FED e l’intero settore bancario.

Le insolvenze bancarie di oggi sono molto più gravi del crollo del 2008-2009. Il problema a quel tempo erano le banche corrotte che facevano prestiti ipotecari inesigibili. I debitori non erano in grado di pagare ed erano inadempienti, e si è scoperto che l’immobile che avevano promesso come garanzia era stato fraudolentemente sopravvalutato, era una questione di ipoteche, il tutto “cartolarizzato”, che le banche hanno venduto ad acquirenti istituzionali come fondi pensione, casse di risparmio tedesche e altri acquirenti che credendo ci fosse la garanzia della FED con Alan Greenspan.
Credevano nelle istituzioni e che le banche non li avrebbero imbrogliati.

Durante gli anni di bassi tassi di interesse, il sistema bancario statunitense ha scoperto che il suo potere di monopolio era così forte che doveva pagare ai depositanti solo lo 0,1 o lo 0,2 per cento sui depositi. Questo era tutto ciò che il Tesoro stava pagando in buoni del Tesoro privi di rischio a breve termine. Quindi i depositanti avevano poche alternative, ma le banche applicavano tassi molto più alti per i loro prestiti, mutui e carte di credito. E quando la crisi del Covid ha colpito nel 2020, le aziende hanno frenato i nuovi investimenti e hanno inondato le banche di denaro che non stavano spendendo.

E’ questo il punto cruciale per capire l’attuale crisi…
Per salvare una o due banche sistemiche US che nel luglio 2019 rischiavano di fallire, si è messa in piedi l’operazione covid, ricordate i 100 miliardi al giorno di prestiti REPO che la FED immetteva?
Ecco, è quella cosa li!
Che cosa potevano fare le banche con tutto quel denaro che veniva parcheggiato per la frenata degli investimenti?
Hanno comprato buoni del Tesoro a lungo termine. Il margine non era ampio: meno di 2 punti percentuali. Ma era l’unico “denaro gratuito” sicuro in circolazione.
Quindi 2020-2021-2022 sono stati anni in cui l’operazione covid ha permesso a quelle banche sistemiche di risollevarsi col denaro gratis derivante dai titoli di stato.

A dicembre Powell , il capo della FED ha annunciato che avrebbe aumentato i tassi di interesse per rallentare la crescita dei salari che si è sviluppata quando l’economia ha iniziato a riprendersi. Gli investitori si sono resi conto che tassi di interesse più elevati avrebbero abbassato il prezzo delle obbligazioni, in modo più marcato per le obbligazioni a più lungo termine. La maggior parte dei gestori di fondi ha cercato di evitare tali diminuzioni dei prezzi spostando il proprio denaro in buoni del tesoro a breve termine o fondi del mercato monetario, mentre i prezzi degli immobili, delle obbligazioni e delle azioni sono diminuiti.

Ma Silicon Valley Bank non ha fatto questa mossa. Ha mantenuto le attività concentrate in buoni del Tesoro a lungo termine e titoli simili. Finché la banca non disponeva di prelievi netti di depositi, non era tenuta a segnalare questo calo del valore di mercato delle sue attività.
Le successive dichiarazioni di Powell che il fatto che non essendoci abbastanza lavoratori americani disoccupati, per mantenere bassi i loro guadagni salariali doveva, aumentare i tassi di interesse anche più di quanto si fosse aspettato. Powell affermava che era necessaria una grave recessione per mantenere i salari sufficientemente bassi da mantenere alti i profitti delle società statunitensi, e quindi il loro prezzo delle azioni.
Questo significava ripristinare l’era dei tassi di interesse “normali”.

Il Tesoro degli Stati Uniti stava pagando molto di più e giovedì 11 marzo un buono del Tesoro a 2 anni rendeva quasi il 5%.
Quindi non è che si ritiravano i soldi, non c’era la corsa a ritirare i soldi agli sportelli, piuttosto c’era la presa d’atto del fatto che le banche volevano guadagnare solo loro.
Cosi, mentre i depositanti ritiravano i loro depositi, le banche hanno dovuto vendere il loro portafoglio di titoli, compresi i titoli a lungo termine detenuti da SVB.

 Il risultato del tentativo di tornare a tassi di interesse più normali è che il 14 marzo l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato le prospettive per il sistema bancario statunitense da stabile a negativo, valutato come “ambiente operativo in rapida evoluzione”. 

Sapete cosa significa? Incapacità delle riserve bancarie di coprire ciò che dovevano ai loro depositanti!

Ma di più, i depositanti, ritirando i loro soldi e costringevano le banche a vendere titoli in perdita.
Ora, c’è un problema grosso, la FED sta facendo fallire le banche?
Per ora non si vede, ma il calcio al barattolo sta finendo.
E’ che non si sa cosa fare, salvare le banche di nuovo, con un altro QE?
Entrare in una deflazione da debiti?
Ma la domanda che rimane latente è questa: se il debito fruttifero cresce in modo esponenziale, ma l’economia segue una curva a S e poi si abbassa, quando i tassi salariali del lavoro tendono a raggiungere l’inflazione dei prezzi causata dai prezzi di monopolio e dalle sanzioni anti-russe statunitensi che aumentano i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, l’entità delle pretese finanziarie sull’economia supera la capacità di pagare?

Si!

Vi ricordate la foto di Islamabad?
Ecco!

Di Franco Remondina

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