IPNOSI FISCALE (parte 2)

Di Franco Remondina (dodicesima.com)
Per capire l’ipnosi fiscale bisogna partire da alcune considerazioni basilari, queste:
perché non esistono stati con “credito pubblico”, ma solo stati con “debito pubblico”?!? gasp… cough… non me lo sono mai chiesto…
Per farvi capire perché, vi faccio questo esempio:
C’era una volta un gruppo di persone che spostandosi per un vasto territorio, arrivano in posto veramente gradevole e decidono di stabilirsi lì. Essendo una intenzione condivisa, ne discutono e si organizzano.
Mettono nero su bianco il loro impegno e lo chiamano “statuto della comunità”.
Una volta fatta questa operazione, il problema della realizzazione degli intenti della comunità si scontra con la questione pratica: come realizzare queste intenzioni.
Il luogo scelto è fertile, ma manca tutto.
Riuniti in una assemblea plenaria, viene deciso quanto segue: la comunità di Vattelappesca, riunita in assemblea plenaria, delibera in merito alle transazioni che avverranno all’interno dei confini del territorio che la comunità ritiene essere territorio dello stato di Vattelappesca, in una moneta denominata “pesco”.
Viene eletto il consiglio di stato che “stampa centomila pesco”.
Servono strade? Quanto costa?
Tra i componenti della comunità , qualcuno alza la mano e dice:” Per realizzare queste strade, servono tot persone che devono mantenersi per tot tempo e quindi il costo è di 10 000 “pesco”.
Poi ci sono le scuole, con lo stesso processo si arriva a stabilire che le scuole richiedono 3000 “pesco”.
Le ferrovie? 12000 “pesco”!
I porti? 20 000 “pesco”.
Gli ospedali? 5000 “pesco”. La telefonia, le miniere, le raffinerie e quant’altro 20 000 “pesco”
L’agricoltura 10 000 “pesco”.
L’energia elettrica 20 000 “pesco”.
Stabilito questo, la comunità di vattelappesca dà il via alla realizzazione di tutte le opere che servono. Ai costruttori di strade vengono elargiti i “pesco” necessari e così a tutti gli altri; si pone a questo punto un problema, quello di contabilizzare tale operazione…
Lo chiamano il bilancio dello “Stato di Vattelappesca”.
Ok? Come sarà questo bilancio? Contabilmente lo stato possedeva 100 000 “pesco”, ora invece possiede: 100 000 – (10 000+3000+12000+20 000+5000+20 000+10 000+20 000)=0, cioè aveva 100 000 “pesco” e ora ha zero!
In pratica ha contabilmente un debito di -100 000 “pesco”. 
Dove è finito? Nei conti correnti dei componenti la comunità! Ovvio…
Il debito dello Stato di Vattelappesca è la ricchezza dei suoi abitanti. Una volta completate le opere tuttavia, esse hanno bisogno di manutenzione.
Lo stato prevede quindi una quota di versamento da parte di ogni componente della comunità per evitare di stampare nuovi “pesco”, le chiama “contributo contro il degrado”, noi lo chiamiamo tasse.
Potrebbe stampare nuovi “pesco”, ma il fatto di richiedere che il pagamento del contributo contro il degrado avvenga esclusivamente in “pesco” rende necessario avere “pesco” con cui ottemperare l’obbligo.
E’ importante capire, perché oggi pare che il mantra sia: ilo debito ricadrà sulle spalle dei nostri figli. 
E’ una cazzata leggendaria!
Chi vi dice questo? Individuate bene chi lo dice, è il vostro più pericoloso nemico. 
Di Franco Remondina

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