Il momento è di quelli “cruciali”?
Assolutamente si, il segretario di stato US sembra una trottola impazzita nei suoi continui viaggi all’estero.
Cos’è, c’è qualcosa che non si deve sapere?
Il recente viaggio in Cina preceduto da quello in Israele e il viaggio in Arabia, quale scopo avevano?
Quello in Cina è stato “una velata minaccia”.
Ho già parlato della visita in Cina e dell’incontro Blinken-Xi Jinping…
Quello che giudico un incontro cruciale è invece quello con la Casa Reale di Saud, in Arabia.
La visita di Blinken è l’equivalente di: siete con noi o contro di noi?
Non c’è altro modo per definire questa visita, la diplomazia richiede tempi lunghi, il momento attuale invece richiede tempi strettissimi, quindi la “forma e le formalità” sono state messe da parte.
Insomma, la Dollar’ s Vaseline, non ha più quell’appeal, quindi il problema per la Casa di Saud è quello della minaccia?
Due giorni fa su X, ex Twitter, compare un filmato e alcune scene di un attentato al Principe Saudita, con varie voci di morti in seguito all’attentato.
Pubblicato sul sito di Blondet, è stato cancellato.
Con gli attuali programmi di crittografia, nessun filmato rappresenta più una prova, ma un filmato può essere il modo più semplice per minacciare qualcuno, facendogli immaginare quel che gli succederebbe qualora non fosse accondiscendente.
E’ il mezzo che l’Egemone usa oggi. Nota: usa=voce del verbo usare!
Torniamo alla visita di Blinken, cosa è andato a proporre?
Un nuovo patto di sicurezza US-Arabia!
C’era già il Patto, quello stipulato dopo il 1945, protezione in cambio di petrolio, o se volete, petrolio in cambio di sicurezza.
Cos’è che non rende più “performante” quel patto?
Tante cose, in primis l’OPEC non è più l’ OPEC.
Infatti, grazie alle sanzioni alla Russia, la situazione è drasticamente cambiata.
Il modello OPEC è stato scavalcato dalla nuova modalità istituita dalla Russia, dove il petrolio viene scambiato attraverso accordi bilaterali tra stati, in una sorta di baratto che esclude il dollaro dalle transazioni.
Questo cambiamento rivoluzionario ha di fatto mutato lo status del dollaro.
Questo l’Arabia lo ha capito, eccome se lo ha capito, lo ha capito cosi bene che adesso l’Opec è diventata OPEC+.
Inoltre l’Arabia ha preso atto che il mondo era cambiato, non poteva e non voleva isolarsi dal mondo, per questo ha chiesto di aderire alla SCO, “Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ” e ai BRICS.
Tale adesione le ha cosi permesso di normalizzare anche i rapporti con l’ Iran.
In una simile situazione gli US, che stavano perdendo influenza in una zona cruciale per le rotte delle merci e del petrolio, hanno però deciso di calare l’asso: destabilizzare l’intero medio oriente con l’affare “Palestina”.
Non credo che Israele abbia fatto quel che ha fatto a Gaza, senza aver concordato il piano con gli US.
Certo è la mia lettura, ma non credo sia sbagliata, anche se tendenzialmente, gli analisti non si sono neppure sognati di ventilare uno scenario simile, forse per conservare il mito di un America nel ruolo di interlocutore politico capace di svolgere il vecchio ruolo diplomatico, il Dollar’s Vaseline.
Troppo tardi! Oppure troppo tardi?
Beh, certo le cose sono cambiate tanto, soprattutto a causa dell’errore legato alla operazione Covid, lì il sistema si è smascherato da solo.
Ogni parvenza di legalità è stata distrutta.
Tutte le maschere sono cadute.
In un domino che ha fatto cadere cosi tante tessere da aver mostrato l’inaffidabilità dell’Occidente e della classe politica, nonchè delle cosiddette regole su cui era basato il mondo.
Specie nella presa per il culo ormai intollerabile del “tetto del debito”.
Non c’è nessun piano per risolvere la questione Gaza, ma non c’è neppure la percezione che qualora gli US mettessero sul tavolo delle trattative un piano, esso sarebbe realizzabile.
C’è poi la questione chiave
https://tass.com/politics/1667607
Trad
La quota del dollaro nelle riserve internazionali scende al di sotto del 60% — diplomatico
Maria Zakharova ha ricordato che nel 2002 questa cifra era del 72%.
MOSCA, 30 agosto. /TASS/. La quota del dollaro USA nelle riserve internazionali è scesa al di sotto del 60%, mentre la quota delle valute alternative negli accordi internazionali è in aumento, ha detto mercoledì la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
“La quota delle valute diverse dal dollaro e dall’euro nei regolamenti internazionali è in aumento. <…> La quota del dollaro americano nelle riserve internazionali è scesa al di sotto del 60%”, ha affermato.
Il diplomatico ha ricordato che nel 2002 questa cifra era pari al 72%. “L’euro è ora sceso al 19%, dal 28% nel 2008. Lo yuan è comunque salito al 3%, una crescita triplicata rispetto al 2016”, ha aggiunto Zakharova.
Ha menzionato che molti paesi hanno aumentato i loro sforzi per trovare modi per utilizzare le loro valute locali nelle transazioni internazionali, e lo yuan è quello promosso più attivamente.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato in un video discorso ai partecipanti al BRICS Business forum che il processo di de-dollarizzazione sta diventando irreversibile nei paesi BRICS. “Un processo equilibrato e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta prendendo piede, con sforzi intrapresi per sviluppare meccanismi efficienti di accordi reciproci, nonché di controllo monetario e finanziario. Di conseguenza, la quota del dollaro nelle esportazioni e importazioni le transazioni all’interno dei BRICS stanno diminuendo poiché l’anno scorso ammontavano solo al 28,7%,” ha affermato.
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Quale protezione-sicurezza può offrire Blinken alla Casa di Saud?
Il Global Times, l’equivalente del NYTimes cinese, riporta:
Gli ultimi dati pubblicati dal Tesoro americano il 17 aprile hanno mostrato che le disponibilità cinesi di titoli del Tesoro americano sono scese a 775 miliardi di dollari a febbraio, un calo di 22,7 miliardi di dollari rispetto a appena un mese prima. Il Global Times ha affermato che “il ridimensionamento segna un aggiustamento strutturale delle riserve valutarie della Cina, influenzato da fattori tra cui la bilancia dei pagamenti esterni del paese e i profitti sui titoli del Tesoro statunitense”.
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Certo, NON C’E’ ALLE VISTE UNA MONETA COMUNE DEI BRICS.
Mica sono fessi!
Gli accordi bilaterali tra stati e l’effetto delle sanzioni, bastano e avanzano per far dubitare ogni stato, compreso l’Arabia.
Certo potrebbe scegliere ancora una volta di stipulare un patto straordinariamente più vantaggioso di quello del 45, sicurezza in cambio di petrolio.
Ma con quali garanzie?
E soprattutto con quale presidente US?
Bisogna aspettare il piano per il medio oriente, che Blinken ha promesso.
E poi ?
Il dollaro?
Ho il sospetto che la Dollar’s Vaseline abbia assunto aspetto decisamente diverso, che sia urticante.
E a nessuno piace avere il culo che brucia!