La Costituzione più bella del mondo, quella che non è servita a un cazzo durante gli ultimi tre anni e mezzo, è ormai un relitto ideologico.
Grazie alla corruzione delle istituzioni, grazie a un Presidente della Repubblica non eletto da nessuno, ma che invece di svolgere le funzioni ad esso attribuite dal relitto della Costituzione, ne ha proclamato la fine.
Non eletto da nessuno!
Cosi, ci si deve porre la domanda: cosa accade adesso?
Per esempio sull’articolo 42, quello riguardante la proprietà privata.
Articolo 42
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti [cfr. artt. 44, 47 c. 2].
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.
Quali sono le problematiche?
Stanno tutte in punto preciso: possiedi davvero qualcosa se qualcuno ti costringe a effettuare pagamenti infiniti (e sempre crescenti) su di esso?
La risposta è semplice: no!
Una storia che ho letto tempo fa, nel 2012 su questa faccenda, diventa esemplare.
Nel 2012, il North Dakota ha tenuto un referendum per diventare il primo stato degli Stati Uniti ad abrogare le tasse sulla proprietà.
La misura avrebbe modificato la costituzione dello stato per eliminare le tasse sulla proprietà e imporre al governo di trovare entrate attraverso mezzi alternativi.
Chi aveva raccolto le firme per il referendum sosteneva che le tasse sulla proprietà fossero una tassazione regressiva che colpiva in modo sproporzionato i proprietari di case a basso reddito e gli anziani. Dimostravano che l’abrogazione delle tasse sulla proprietà avrebbe fornito un sollievo finanziario ai proprietari di case e favorito la crescita economica attirando imprese e residenti.
Certo è il North Dakota, non l’Italia, ma la questione è importante anche per noi, se si ponesse una simile situazione, sono certo che andrebbe nella stessa maniera del North Dakota, cioè entrerebbero in campo tutti gli editoriali e i servizi dei media, nonchè tutta una serie di opinionisti e esperti vari a dire che le tasse sulla casa sono sacre e bla bla bla…
Il North Dakota votò contro l’abolizione delle tasse sulla casa, al 78%.
Ma la domanda è sempre quella: possiedi davvero qualcosa se qualcuno ti costringe a effettuare pagamenti infiniti (e sempre crescenti) su di esso?
Le civiltà sono sempre state e diventate civiltà solo grazie al concetto di proprietà privata.
“Se la storia potesse insegnarci qualcosa, l’insegnamento sarebbe che la proprietà privata è indissolubilmente legata alla civiltà”.
Ludwig von Mises, economista austriaco.
Il rispetto dei diritti di proprietà e le imposte sulla proprietà sono concetti che si escludono a vicenda. Ciò che è tuo è tuo e non dovresti dover pagare nessuno per il permesso di tenerlo.
Ma il risultato del referendum racconta che la maggioranza delle persone non capisce le questioni implicate, non è capace di logica e approva provvedimenti continui contro i suoi stessi interessi. Lo fa in ogni ambito.
Sulla salute, sulle tasse, sulla giustizia, sull’economia…
Non si rendono conto!