… le chiacchiere stanno a zero!

Il 2020 ha squarciato il velo!
Ormai la faccenda dell’Italia come terra di navigatori, santi, poeti è saltata per aria, è diventata quel che davvero è: un paese di imbecilli!
Sono circondato da imbecilli, siamo circondati da imbecilli.
Beh, non mi arrendo, non ci arrendiamo, ci mancherebbe altro…
I dati sono impietosi, per nulla poetici e c’è l’assenza di santità.
Un santo non può essere un imbecille!
Un navigatore? Nemmeno!

Ecco come siamo messi:

Il 5,5% comprende solo informazioni elementari.

Sono il 27,7% gli italiani inclusi nella definizione di analfabetismo funzionale. Ovvero coloro che si fermano al livello 1 di alfabetizzazione o addirittura al di sotto di esso. Vi è un 5,5% che comprende solo informazioni elementari contenuti su brevi testi scritti e non digitali ed espressi con un vocabolario di base (livello inferiore a 1) e un 22,2% che si limita alla comprensione di testi misti, cartacei e digitali, sempre brevi, con l’inserimento di informazioni personali. Ma non va oltre. Si tratta di competenze che, per intenderci, non consentono lo svolgimento di un lavoro che non sia meramente manuale.

L’analfabetismo funzionale nel mondo

Tra i Paesi Ocse solo in Turchia e in Cile la percentuale di quanti si ritrovano in una situazione di analfabetismo funzionale è superiore, arrivando rispettivamente al 45,7% e al 53,4%. Mentre la Spagna con il 27,5% raggiunge livelli analoghi a quelli italiani, anzi, con una percentuale di quanti si ritrovano al di sotto del livello 1, il 7,2%, superiore. Al di sopra della media Ocse gli altri Paesi in qualche modo mediterranei, come Israele, Grecia, Slovenia, Francia. In quest’ultimo caso gli analfabeti funzionali arrivano al  21,6%, contro una media del 18,9%. Leggermente meglio fanno Germania e Stati Uniti con il 17,5% ciascuno.

Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia. In questi la percentuale di analfabeti funzionale è particolarmente bassa, rispettivamente dell’11,8%, dell’11,6% e del 13%. Si tratta della conseguenza del fatto che è alta, maggiore del 40% la quota di persone che si colloca al livello 3, quello medio.

L’Europa dell’Est e il Giappone sono all’avanguardia
Altrove, per esempio nei Paesi del Nord Europa, sono decisamente elevate anche le percentuali di quanti raggiungono invece il livello 4 e 5, i più alti, al sopra di quello medio. In Finlandia si arriva al 22,2%, in Norvegia al 13,7%, in Svezia al 16,1%. In Italia solo al 3,3%, per intenderci.

Ma nessuno batte il Giappone, dove allo stesso tempo è massima la quota di forza lavoro nel livello 4 e 5, il 22,6%, e minima quella che si ritrova in una condizione di analfabetismo funzionale, solo il 4,9%. Questi numeri sono chiaramente collegati a quelli, particolarmente elevati in Italia, di coloro che non studiano e non lavorano (i Neet), a quelli sull’abbandono scolastico e a quelli sulla scarsità di laureati. Tutti fattori su cui è primario agire per ritornare con pieno diritto tra le nazioni più sviluppate.

Ma c’è di più. La persona che è analfabeta funzionale ha enormi problemi anche con la tecnologia, al punto da non riuscire a comprendere il testo scritto su una pagina web o ad assimilare le informazioni su come utilizzare internet e le sue potenzialità. Un analfabeta funzionale è, cioè, spettatore “passivo” di internet: usa i social, ma non li sa maneggiare a proprio vantaggio. Quindi, appunto, è un utilizzatore passivo.

Un altro esempio riguarda lo smartphone: l’analfabeta funzionale non riesce a trovare un numero di telefono sul cellulare, ovvero, non comprende che i numeri di telefono registrati si trovano all’interno della rubrica telefonica. E, anche nel caso riuscisse ad accedere, non è in grado di trovare quello che cerca. Non è detto, quindi, che non sappia leggere e scrivere, il punto è che non comprende il senso di un testo scritto, nemmeno se è su un cellulare e comprende poche parole o anche una sola.

La definizione di analfabetismo funzionale è stata codificata nel 1984 dall’Unesco e consiste nella “condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.

La differenza tra analfabeti e analfabeti funzionali
L’analfabeta funzionale è differente, quindi, da una persona analfabeta. Chi è completamente analfabeta, infatti, non sa leggere o scrivere, mentre un analfabeta funzionale conosce l’alfabetizzazione, cioè è in grado di leggere, scrivere, esprimersi con correttezza grammaticale e stilistica, fare calcoli aritmetici basilari, ma non comprende il significato di tutte le parole o comunque non riesce a fare un discorso complesso, comprendere e analizzare tutto ciò che legge.

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I dati che sono riportati sono del 2021.
In questi quattro anni 21-22-23-24 la situazione è addirittura precipitata, le percentuali sono diventate maggiori di oltre 6 %.
Più aumentano i laureati più abbiamo a che fare con degli imbecilli.
Più si usa l’informatica più si perdono capacità peculiari.
La perdita di manualità è generale, avviene in ogni ambito sociale, fare meno significa diventare idioti.
In effetti è così che siamo, lo potete verificare da voi, fate una cosa, dei piccoli test logici, ve ne accorgerete istantaneamente…
I segnali ipnagogici dell’imbecillità sono lo sguardo vuoto e il ridotto movimento oculare.

Di Franco Remondina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *