L’intero processo di conoscenza è fatto di “non conoscenza”, sembra una sparata contestatrice, ma a una persona intelligente questo diventa evidente.
Le nostre “fonti di conoscenza”, messe sotto il riflettore del ragionamento sono assolutamente prive di qualsivoglia certezza, sono vuote, impalpabili, sono inutili.
Siamo talmente terrorizzati da questa evidenza che rimaniamo ancorati alle descrizioni derivate dalla precedente civiltà.
Usiamo anche i termini che venivano usati da questa civiltà.
Prendiamo un termine tra i tanti: etere!
Che cosa significa?
La storia dell’etere inizia con gli antichi Greci, per i quali esso era l’elemento cristallino con cui era fatto l’universo. Platone, che nel Fedone parlava di terre perfette abitate da esseri superiori e situate al di sopra della terra a noi conosciuta, sosteneva che l’etere avesse la forma di un dodecaedro, solido regolare composto da dodici facce, il cui significato numerologico implicava una corrispondenza con i dodici segni dello zodiaco. (da wikipedia)
L’elemento cristallino?
Forse a voi basta come definizione, ma essa è vuota, chi o cosa ha creato l’etere?
Ammesso ma non concesso che l’etere sia quel che i greci raccontavano, cosa è lo spazio che contiene questo elemento cristallino chiamato etere?
E nel caso specifico, l’universo fatto di etere in quale spazio avviene?
Chi o cosa ha ha creato lo spazio?
Queste semplici domande dimostrano che la scienza è solo supponenza, evita di rispondere a queste domande.
Usa un trucco, dà il nome a qualcosa e lo usa per coprire un vuoto dell’intelletto.
Non sappiamo altro che le parole usate per coprire il buco.
Toppe lessicali.
Energia, cosa è l’energia?
Nessuna definizione utile!
Atomo?
Idem come sopra…
Anima?
Uguale!
Universo?
Aristotele riteneva che l’etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente; proprio per l’eternità e staticità dell’etere, il cosmo era un luogo immutabile, o quantomeno soggetto a mutamenti regolari, in contrapposizione alla Terra, luogo di continuo cambiamento.[4] All’etere, infatti, egli attribuiva per natura il moto circolare, che entrando poi in contatto con gli altri quattro elementi giungeva a corrompersi diventando rettilineo.[5] Mentre così le stelle fisse, incastonate nel cielo del firmamento, realizzavano il loro fine con un solo movimento, appunto attraverso il moto circolare uniforme, gli altri pianeti più vicini alla Terra lo realizzavano progressivamente per mezzo di più movimenti.[6] WIKIPEDIA
Il nulla intellettivo dall’uomo più intelligente della Magna Grecia?
Magnare magnava, ma risposte vere e proprie non ce ne sono.
Non c’erano allora e non ci sono adesso.
Affrontare lo sconosciuto è compito dei grandi!
Ce ne sono ancora?
Perchè c’è bisogno di grandi in un mondo di pigmei intellettivi come questo!