Ma che cazzo…

Buongiorno, maramaldeggio su me stesso, come dice il direttore Belpietro, faccio nome e cognome: sono Franco Remondina.

Detto questo, inizio questa mia lettera con una precisazione: se ti chiami ” La Verità” devi onorare tale tautologia lessicale.

Nel caso dell’articolo odierno di Silvana De Mari la tautologia del nome va clamorosamente a puttane: https://www.laverita.info/ringraziando-il-cielo-non-siamo-immortali-2597083839.html

La signora fa una affermazione gratuita: che ne sa lei dell’immortalità?

Che significa infatti “Ringraziando il cielo non siamo immortali”?

A me pare che, anzi, non è che mi pare, sono certo che la De Mari non sappia un cazzo di questo argomento, non sa neppure cosa determini il rapporto di causa/ effetto nella coscienza.

Non conosce la differenza tra la mente e la coscienza.

Silvana De mari esprime la massima ignoranza della configurazione metafisica in cui essa stessa è immersa.

Esprimendo un giudizio di tal fatta, cioè “Ringraziando il cielo non siamo immortali”, senza essere mai stata immortale, De Mari si lancia in una pretestuosa glorificazione del vantaggio che l’umanità ha “nella morte”.

Fedro, “la volpe e l’uva”?

Bisogna chiederselo, cosi come bisogna chiedersi se l’articolo sia frutto di una conoscenza superiore o di una conoscenza inferiore, ecco, la risposta è la seconda. Spiace constatare che la cultura occidentale abbia un limite, impostoci dalla religione cattolica: non esistono immortali!

Nelle culture indiane esistono ben 18 immortali, in quella cinese ne sono presenti 8, persino nella cultura babilonese si parla di due immortali Utanapishtim esua moglie.

Nella Bibbia ci sono almeno due personaggi che non sono mai morti, Enoch e Elia…

Loro potrebbero sicuramente dirci com’è, non le speculazioni oltraggiose che si leggono nell’articolo che sono il megafono, ammantato di logica constatativa, della chiesa cattolica in generale, che promette l’immortalità dopo la morte. Sic transit…

Un assurdo intellettivo!

Ci sono quindi due destini a cui non potremmo rinunciare? Vivere per morire e morire per vivere?

Credo che la signora De Mari, abbia consegnato a La Verità, la mela avvelenata di Biancaneve. e adesso deve venire il Principe per rimettere le cose a posto, perchè avvenga il ” Vissero felici e contenti!”

Notate?  Felici e contenti… non aggiunge l’aggettivo “mortali”, esso è solo una conseguenza della credenza cattolica del “premio” dopo la sofferenza.

Non c’è nessuna ragione logica nella vita mortale. La vita è metafisicamente essa stessa e, non può mai diventare “morte”. Cosi come l’Idrogeno non può diventare Elio…

Per farlo ci deve essere una trasfigurazione della Vita nel suo opposto.

Il che è impossibile. Non siamo venuti qui per soffrire, checchè ne dica la De Mari, e per quel che riguarda il lessico: la sofferenza non fa crescere, la sofferenza fa soffrire. L crescita , fa crescere!

Non siamo venuti qui per morire, siamo venuti qui per vivere!

Certo bisogna adeguare una cosa: la nostra comprensione.  Zoè, che significa  Vita, in greco, è il vocabolo più ricorrente in tutto il vangelo di Giovanni…

Cercate di giungere prima alla Verità e la Verità vi renderà liberi… Inutile dirvi chi l’ha enunciato… O forse no?

Questo vuoto va colmato al più presto, non vi dico altro!

Di Franco Remondina

2 risposte a “Ma che cazzo…”

  1. Eppure, come nella migliore tradizione dei libri gialli, la soluzione è nelle prime righe, ma Silvana De Mari, lettrice disattenta, non se ne accorge e passa oltre. Le sue premesse sulla vita e la morte, accettate come incontrovertibili e ineluttabili, le impediscono di porsi l’unica domanda logica, quella che qualsiasi bambino di 5 o 6 anni sarebbe probabilmente ancora in grado di fare: se un’ameba riesce ad essere immortale vuol dire che l’immortalità è possibile, allora perché noi, che siamo (almeno in teoria…) infinitamente più intelligenti ed evoluti di un’ameba, non dovremmo esserne capaci? Questa domanda presuppone però una libertà di pensiero e un’audacia intellettuale che la maggior parte degli adulti, soprattutto se dotati di una cosiddetta formazione “scientifica”, hanno irrimediabilmente smarrito. Nell’assenza di quella domanda c’è tutta la rassegnazione che spinge le persone a concepire come unico mondo possibile un mondo che esalta il dolore, la colpa, la mancanza, il limite e li pone addirittura a fondamento della vita stessa, avvalorando quella visione paradossale secondo la quale, come dice Franco, saremmo destinati a “vivere per morire e morire per vivere”. Solo trovando il coraggio di uscire da questa prigione epistemologica possiamo cominciare a porci altre domande e provare a comprendere che la coscienza non rappresenta un privilegio scomodo ottenuto a prezzo della nostra immortalità, ma l’unica, straordinaria, occasione che abbiamo, come esseri umani, per espandere la nostra comprensione, trascendere qualsiasi limite e andare oltre.
    Antonella

  2. Sfugge a tutti voi che la Morte è fatta per far evolvere l’individuo. Se ci fossero solo le stesse persone, per sempre, (e, ovviamente, non ci sarebbe la necessità vitale di farne nascere di nuove), la Terra sarebbe popolata , per sempre, dagli stessi esseri e non ci sarebbe ricambio; non ci sarebbe rinnovamento genetico.
    L’immortalità, nel nostro sistema vivente, esiste; e sono i figli !

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