E’ inutile che i cittadini vengano subissati dalla propaganda eurista, le cose che stanno accadendo, in seguito a politiche fallimentari adottate, rendono evidente che l’euro crollerà. Se gli italiani vogliono conservare la loro ricchezza devono sapere che “fidarsi dell’euro” è ciò che non aiuta a tale proposito.
Che l’euro sia una moneta fallimentare, è evidente nei fatti…
Quando mai nella storia si sono verificate cosi tante crisi bancarie? Quando mai cosi tante banche, sono fallite in un breve lasso di tempo?
Mai successo!
Il problema non riguarda solo le banche, ma anche gli stati, quando mai nella storia uno stato poteva andare in bancarotta? Uno stato sovrano, con una propria moneta, NON PUO’ ANDARE IN BANCAROTTA, POICHE’ E’ LUI STESSO A STAMPARE IL DENARO.
Ma l’Argentina? Non fate questa domanda… La scelta Argentina è stata come quella che facemmo noi entrando nell’euro. Solo grazie a questa scelta, noi possiamo fallire, ma non solo noi, tutti gli stati della UE.
Le ragioni sono espresse chiaramente in questo post di Marco Cattaneo:
Lira-euro, non è stato il cambio di partenza
Il 1° gennaio 1999 l’Italia è entrata nella moneta unica in base a un rapporto di 1936,27 lire per un euro. Il problema all’origine dei guai successivi, si dice spesso, è che quel rapporto era sbagliato, in quanto troppo forte per l’economia italiana.
In realtà non c’è motivo di pensarlo. Il cambio era in linea con quello di mercato di quel periodo e degli anni immediatamente precedenti. E in quegli anni l’economia italiana registrava tassi di crescita del PIL e della produttività in linea con gli altri paesi dell’Eurozona, trovare lavoro non era particolarmente problematico, e non si registravano deficit negli scambi con l’estero.
L’errore non stava nel cambio di partenza, ma in una serie di caratteristiche del sistema-euro che lo rendono tremendamente rigido e inefficiente:
PRIMO, un cambio equilibrato nel 1999 ha buone probabilità di non esserlo più qualche anno dopo, perché i tassi d’inflazione e di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto divergono da paese a paese.
SECONDO, il debito pubblico degli stati che hanno fatto il loro ingresso nell’euro è stato convertito ed è quindi diventato, a tutti gli effetti pratici, debito espresso in moneta straniera. La differenza è enorme: il debito in moneta estera non è garantito dalla potestà di emissione monetaria dello stato emittente (o della sua banca centrale, che rispetto allo stato può avere livelli d’indipendenza più o meno elevati, ma ben difficilmente potrà mai consentire il default sulle obbligazioni statali espresse in moneta nazionale). Questa garanzia la BCE NON la forniva agli stati dell’Eurozona, tanto è vero che la Grecia è andata in default sul suo debito pubblico. E l’assenza della garanzia BCE esponeva i titoli di stato dei vari paesi ad attacchi speculativi, che si sono manifestati soprattutto con la “crisi dello spread” del 2011.
TERZO, dal 2012 il “whatever it takes” di Draghi ha modificato questa situazione trasformando la BCE in “lender of last resort”, cioè in garante dei debiti pubblici degli stati: ma solo a prezzo di “condizionalità” non precisate a priori che comunque, di fatto, legano le mani alle politiche economiche degli stati e tolgono autonomia nell’effettuazione di azioni anticicliche e di stabilizzazione del proprio sistema economico, finanziario e bancario.
L’economia italiana può avviare una forte ripresa immettendo domanda nel sistema economico e dirigendola verso i consumi, gli investimenti e la competitività delle aziende: quindi azioni di spesa, di detassazione, di riduzione del cuneo fiscale. Ma l’architettura dell’attuale eurosistema lo impedisce.
La soluzione richiede l’uscita da questi vincoli. E poiché a livello politico non esiste alcun consenso per rinegoziare i trattati, come vie percorribili rimangono:
la spaccatura dell’euro, che presenta però due problemi: complessità di attuazione e – forse più ancora – difficoltà di formare il necessario consenso all’interno del paese
o
l’introduzione di un titolo fiscale che consenta le necessarie politiche anticicliche, di rilancio e di stabilizzazione, senza incrementare il debito pubblico (inteso come il debito che, essendo da ripagare in euro, genera rischi d’insolvenza e quindi di instabilità finanziaria).
Capite perchè è ovvio?
In una condizione come quella odierna, che è una “deflazione da debiti”, rimanere con l’euro ci farà diventare dei miserabili.
Anche qui, il meccanismo lo potete capire grazie a gente che lo spiega, come Andrea Mazzalai:
Ora provo a farvi un disegnino, usando la deflazione da debiti, leggetevelo bene perché la sensazione vostra dopo la lettura di questa dinamica sarà di rabbia e frustrazione, a parte i fessi che continueranno a credere che la Germania sia il modello e la BCE di Draghi l’angelo salvatore e i banchieri nostrani dei buoni samaritani.
1. L’Europa con la gentile collaborazione della Germania e della BCE di Mario Draghi chiudono i rubinetti della liquidità alle banche greche, minacciando il popolo greco se non vota a favore dell’austerità. La stessa cosa fanno con il popolo italiano, attraverso la famosa letterina del 2011, che impone di seguire il carnefice Mario Monti e la sua idea di distruggere la domanda interna e imporre la deflazione salariale. La BCE non garantisce più il debito e lascia che siano i Governi a salvare le banche, utilizzando i soldi dei contribuenti, migliaia di miliardi di euro, utilizzando poi lo spread come arma di ricatto nei confronti degli stessi governi minacciati. Avviene quindi la liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni patrimoniali:, si liquidano i famigerati NPL, crediti deteriorati, i proprietari e le banche sono costretti a svendere la loro abitazione o le abitazioni pignorate, in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo; crollano i prezzi delle case e le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo la merce, i titoli acquistati;
2. tutti, tranne le banche tedesche e francesi, si affrettano a liberarsi delle proprie case, dei propri crediti deteriorati, in quanto la amplificando la caduta della velocità di circolazione della moneta, ovvero la frequenza media con la quale un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo; nel frattempo i banchieri responsabili del credito privato allegro, ne approfittano per nascondere operazioni immobiliari o concessioni di credito fatte agli amici degli amici, i furbetti del creditino.
L’augurio è che la prossima commissione di inchiesta sul credito, una seria, non quella presieduta dal fantoccio Casini, faccia piazza pulita delle responsabilità dei banchieri nostrani e dei politici conniventi, oltre che della vigilanza.
3. L’austerità imposta e oggi definita una fesserie e un errore da Juncker e dallo stesso FMI , provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente 100). Il crollo dei prezzi innesca a sua volta reazioni dannose per l’economia, sia per quanto riguarda il valore delle garanzie, che automaticamente scendono (la mia casa vale 90 mentre l’ipoteca resta 100), sia per quanto riguarda la riduzione della ricchezza (o la sensazione della sua riduzione), che provoca una riduzione dei consumi; le famiglie e le imprese non restituiscono più i prestiti e si creano i famigerati NPL crediti deteriorati. Ovviamente la BCE pensa bene di imporre non solo la svalutazione dei flussi di nuovi crediti deteriorati ma anche dell’intero portafoglio creato in questi anni di demenziale austerità.
4. la riduzione del valore dei patrimoni, unita a quella delle garanzie, provoca quindi il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali, le banche non concedono più prestiti e lo spread sale e sale e sale e quindi più crediti deteriorati, più NPL da dovere liquidare in fretta su pressione della BCE a 10 quando con un po di pazienza potresti recuperare almeno 30 o 40
5. e il crollo dei profitti delle aziende e lo spread sale, sale, sale
6. ne consegue l’ulteriore crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari, delle pensioni e dell’occupazione che porta a una contrazione ulteriore dei consumi e loro vogliono più austerità, più deflazione salariale, tagliare ovunque…
7. e a un peggioramento del livello di fiducia nel sistema;
8. che invita, a questo punto, al «tesoreggiamento» (accumulo di liquidità infruttifera, ristagno, parcheggio di liquidità che non rende nulla, in attesa di un ulteriore calo dei prezzi degli immobili) oppure alla «tesaurizzazione» (acquisto di oro), con la conseguente ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta;
9. che a sua volta provoca infine un’alterazione dei tassi di interesse (con una riduzione del tasso nominale e un aumento di quello reale).
Questa è l’Europa, questa è la Banca centrale europea, questo è l’euro che a maggio vi apprestate a rinnovare!
Auguri ai fessi, buona consapevolezza agli altri!
Lo capite ora? Ogni volta che sentite qualcuno difendere l’euro è semplicemente un cretino, ma più spesso uno che vuole fottervi.