Che un simile personaggio sia stato eletto a deputato o sindaco o pensatore o critico d’arte, lascia capire quanto poco valga la società occidentale.
Vittorio Sgarbi è l’emblema del “compagno di classe che disturba” una lezione noiosissima.
Un disturbatore di professione, lo hanno pagato profumatamente e gli hanno pure dato la patente di critico d’arte.
Sapete una cosa? Se hai una buona memoria e hai letto Mario Praz, allora diventa facile fare il critico d’arte!
Forse, assieme a Praz, avrà integrato con Emilio Cecchi…
Chissà..
Ma di Praz , Vittorio Sgarbi non aveva ne il genio, ne la cultura, aveva solo la possibilità di “imitare il modo” con cui Praz con la sua curiosità rabdomantica e la predilezione per l’insolito rendeva “magica la realtà”.
Praz è stato uno dei miei autori prediletti, grazie a un amico di qualche anno più grande di me, Giancarlo, che allora imitavo.
Ma la magia nel linguaggio eruditissimo di Praz, fece breccia nel mio lessico, alla fine se cambi le parole con cui ti descrivi il mondo, il tuo mondo cambia.
Una cosa che mi ricordo era la sua relazione tra la comparsa delle automobili e la relativa scomparsa delle pulci, per dire…
“Da un anno all’altro, soprattutto dal 1953 in poi: a un certo momento, quasi dalla sera alla mattina, c’è stato un rigurgito di automobili. The calamity is the masses. Ciò avvenne così rapidamente, che parve avvenire d’un tratto, come d’un tratto, negli anni della guerra, scomparvero le pulci. E fu il segno più… tangibile, direi, della fine d‘un’epoca […] come se negli anni di guerra, col finire della grascia, il sangue degli uomini fosse divenuto incapace a nutrirle.”
Insomma Vittorio Sgarbi è un offesa alla predilezione verso l’insolito che Praz aveva reso magica.
Il suo insolito sono i calzini?
Niente rabdomagia, Sgarbi è uno dei nanetti da giardino, e se posso permettermi, Sgarbi è il Brunetta dei critici d’arte!
Chiede: che ne pensate?
Di te?
Che sei una merda, un falso, approfittatore, un nano della critica.
What else?
Di Franco Remondina

