Precisazioni agli europeisti

https://bastaconleurocrisi.blogspot.com/2019/06/i-fornitori-non-sono-nel-maastricht.html?m=1

venerdì 14 giugno 2019

I fornitori non sono nel Maastricht Debt, ma non è una svista

Riguardo ai Minibot e alle loro differenze rispetto ai CCF (descritte in questo articolo), un tema che ha attirato parecchi commenti è la classificazione dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti di fornitori di beni e servizi.
I debiti di fornitura, infatti, non rientrano nel Maastricht Debt, cioè nel debito pubblico rilevante ai sensi dei trattati e dei regolamenti UE.
La cosa ha suscitato stupore, ed è stata da parecchi definita “un’evidente svista, che sarebbe opportuno correggere”.
Non è la mia opinione. Io credo che si tratti di una classificazione corretta, che risponde a una ben precisa logica.
Per comprenderlo, è (una volta tanto) utile assimilare i criteri di analisi della situazione finanziaria statale, a quelli di un’azienda.
Quando si stima il valore economico di una società (cosa che per lavoro mi capita di fare tutti i giorni, o quasi) il metodo probabilmente più utilizzato consiste nel prendere i risultati operativi, moltiplicarli per un fattore rilevato in transazioni passate o in quotazioni di borsa di società in qualche modo comparabili (per dimensione, settore di attività, prospettive di crescita eccetera), ottenendo così il cosiddetto “enterprise value (EV)” o valore dell’azienda.
Per passare dal valore dell’azienda al valore della società, si aggiunge poi la liquidità e/o si sottrae l’indebitamento finanziario.
Il motivo è facile da intuire. Una società con un EV di 100 milioni di euro e 10 milioni in cassa, e zero debiti, avrà evidentemente un valore più alto di una analoga senza liquidità e con 20 milioni di debiti bancari.
Ora, l’indebitamento finanziario da sottrarre non comprende i debiti di fornitura (così come la liquidità non comprende i crediti verso clienti).
Perché ? continuando a operare, la società dovrà, indubbiamente, pagare quei fornitori, ma via via che quei debiti si estinguono, se ne formeranno degli altri, in quanto continueranno a formarsi dilazioni di pagamento a fronte degli acquisti effettuati.
Se si valuta la società in ipotesi di continuità aziendale, i debiti di fornitura vanno quindi considerati un finanziamento permanente e non oneroso (in termini di interessi da pagare). L’indebitamento che conta ai fini della valutazione quindi non comprende questi debiti.
Può essere necessario valutare diversamente la situazione se si rileva l’esistenza di una grossa quantità di debiti scaduti, anomala rispetto alle prassi di mercato. Se la società paga i fornitori a 270 giorni e la normalità è 90, i debiti di fornitura sono troppo alti e con ogni probabilità dovranno essere ridotti perché l’azienda continui ad operare. Aumenterà quindi il debito finanziario.
Ma in questo caso, in sede di valutazione si va a correggere un’anomalia. Un livello di debiti di fornitura fisiologico e in linea con i concorrenti non va corretto, e non va considerato debito da sottrarre all’EV per determinare il valore della società.
Nel caso del debito pubblico, valgono considerazioni del tutto analoghe. Le pubbliche amministrazioni effettuano acquisti di beni e servizi, che danno luogo a dilazioni di pagamento e quindi a debiti di fornitura. Finché i termini di pagamento sono normali e fisiologici, il relativo debito è una forma di finanziamento ricorrente e non onerosa.
E’ quindi del tutto condivisibile che questo debito non venga considerato nel Maastricht Debt – che è il dato sulla base del quale si valuta (almeno nelle intenzioni di chi ha elaborato i trattati) la sostenibilità del debito pubblico. Così come i debiti di fornitura non vengono sottratti dall’EV quando si stima il valore del capitale azionario di una società.

Marco Cattaneo 10:53

Di Franco Remondina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *