L’agenda Green?
Non è altro che subliminalità della comunicazione.
Il verde è stato sempre, dall’epoca vittoriana in poi, un colore mortale.
Le copertine dei libri e le superfici di altri innumerevoli oggetti venivano dipinte con vernice verde a cui veniva aggiunta una quantità di Arsenico per preservarli da insetti e parassiti.
Sfortunatamente il contatto della pelle umana con questi oggetti diveniva mortale.
Questo ha ispirato Umberto Eco nel suo romanzo “il nome della rosa”.
Curiosamente uno di questi libri è De animalibus insectis del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, un libro sugli insetti, conservato alla Cullman Library dello Smithsonian Institute.
I verdi a base di arsenico diventarono una moda nel 16° e 17° e fino alla metà del 19° secolo.
Qualsiasi oggetto colorato di verde era probabile che fosse stato tinto con arsenico, e nella metà del diciannovesimo secolo le sfumature di verde erano il massimo della moda, specialmente per l’arredamento di casa e l’abbigliamento femminile. Molto popolare era anche il cosiddetto verde di Parigi, mescolato con arseniato di piombo (un composto di arsenico e piombo) a cui si devono i lussureggianti verdi di alcune tele impressioniste. Tutti colori letali, gradualmente eliminati come pigmenti, verso la metà del XX secolo e da allora in avanti, usati come pesticidi (non senza rischi per i chi lavorava nell’industria).
Verde, non è esattamente sinonimo di salutare…
Evoca quel pericolo ancestrale.
Pensa… puoi!