Una comunicazione ai Tessalonicesi?

Probabilmente non sapete neppure chi erano i Tessalonicesi, anzi togliamo pure il “probabilmente”, anzi togliamo pure il suffisso “mente”, non lo sapete e basta.
Gli sono state spedite delle “lettere”…

La Prima lettera ai Tessalonicesi è uno dei testi del Nuovo Testamento. È stata scritta da Paolo di Tarso verso il 53.[2]

La lettera è il più antico scritto del Nuovo Testamento a noi pervenuto.

Ma non contento gliene scrisse una seconda, cos’è che era andato storto?

https://www.treccani.it/enciclopedia/lettere-ai-tessalonicesi_(Enciclopedia-Italiana)/

Sono due lettere di S. Paolo, indirizzate ai cristiani di Tessalonica, e contenute nel Nuovo Testamento.

Tessalonica (oggi Salonicco; v.) ai tempi di S. Paolo doveva abbondare di commerci, ricchezze, e di gente che mercanteggiava in Oriente e in Grecia; con i commerci e la prosperità anche la corruzione dei costumi, come la nostra lettera conferma, dilagava. Né mancava una colonia assai numerosa di Giudei, i quali vi possedevano pure una sinagoga.

S. Paolo, accompagnato da Sila e Timoteo, circa il 51, nel suo secondo viaggio di missione, da Troade nell’Asia Minore, sbarcò a Neapoli (oggi Cavala), predicò prima in Filippi, dove fu tratto dinnanzi ai tribunali, gettato in carcere, ma subito dopo liberato, e continuando poi per la via Egnazia, incontrò Anfipoli, Apollonia, donde pervenne a Tessalonica (Atti, XVII,1-10). Annunziò il Vangelo innanzi tutto, secondo il suo costume, nella sinagoga dei Giudei per tre settimane, e quantunque gli Atti non lo dicano se non implicitamente, dovette per qualche tempo anche evangelizzare i gentili, e così vi fondò una comunità cristiana, di cui, con pochi di origine giudea, facevano parte molti pagani e specialmente donne di condizione assai elevata (Attiibidem); incontrò però ben presto forti opposizioni specialmente presso i Giudei (cfr. anche I Tess., II, 16) per cui fu costretto a frettolosamente allontanarsi. Venne in Berea, quindi ad Atene; il suo cuore però era in ansia per i fedeli di Tessalonica, così all’improvviso abbandonati: vi mandò quindi Timoteo, e al ritorno di costui, avvenuto quando l’apostolo si era già trasferito in Corinto (I Tess., III, 6; Atti, XVII, 15; XVIII, 5), conobbe le cose di quella chiesa e si decise a scrivere la prima delle due lettere ai Tessalonicesi. Timoteo, a quel che se ne deduce dalla medesima, trovò i credenti, quantunque fatti bersaglio a molestie e maltrattamenti per parte dei proprî concittadini, molto fermi nella fede, ma preoccupati per il pensiero dell’imminente ritorno glorioso del Signore (parusia): li angustiava specialmente il dubbio sulla sorte che vi avrebbero avuto i fedeli già defunti. Colpirono Paolo anche le molte accuse, dicerie, che contro la propria persona si spargevano dai suoi nemici, e la corruzione che, nonostante la sincera fede dei Tessalonicesi, tuttora purtroppo vi regnava (I Tess., II-IV, 12).

…mmmhhh…

Nella seconda lettera c’è una cosa che sta spaventando l’attuale comando strategico delle elite, si chiama Il katechon

Il termine si trova in 2 Tessalonicesi 2:6-7 in un contesto escatologico : i cristiani non devono comportarsi come se il Giorno del Signore dovesse verificarsi domani, poiché il figlio della perdizione (l’ Anticristo di 1 e 2 Giovanni ) deve essere rivelato prima. L’autore di 2 Tessalonicesi aggiunge poi che la rivelazione dell’Anticristo è subordinata alla rimozione di “qualcosa/qualcuno che lo trattiene” e gli impedisce di manifestarsi pienamente. Il versetto 6 usa il genere neutro in greco, τὸ κατέχον; e il versetto 7 il maschile, ὁ κατέχων.

Che cazzo sarà sto Kathecon?
Aaahh saperlo….

Saperlo o non saperlo fa tutta la differenza del mondo…

Di Franco Remondina

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