La “rivoluzione invisibile” in atto è poco o nulla spiegata nei dibattiti politici, men che meno nei prospetti sociologici.
Non ci sono più i sociologi di una volta, i Vilfredo Pareto, per intenderci
https://it.wikipedia.org/wiki/Vilfredo_Pareto
Inoltre mancano gli storici di livello, capaci di argomentare su leggi empiriche derivabili da costanti comportamentali di ogni civiltà, al momento della loro caduta.
In sostanza, oggi si parla molto di caduta dell’Occidente, ma si evita di mettere a fuoco il motivo scatenante di tale caduta.
E si che compito degli storici sarebbe quello di rispondere a una domanda: Come nascono, crescono e decadono le civiltà?
Secondo uno storico inglese, Arnold J. Toynbee, avviene cosi:
Ognuna di queste entità storiche, attraverso il suo ambiente fisico e storico e attraverso il suo sviluppo interiore, si trova ad affrontare problemi ai quali deve resistere alla prova. Se e come risponde ad essi decide il suo destino. […] Le rivoluzioni economiche e sociali seguite alla seconda guerra punica avevano obbligato Roma a importare grandi orde di schiavi dall’Oriente. Questi formano un “proletariato interno”, introducono le religioni orientali e costituiscono la base su cui il cristianesimo, sotto forma di “Chiesa universale”, entrerà nell’organismo dello Stato universale romano. Quando, dopo l’“interregno” delle migrazioni barbariche, l’entità storica greco-romana, in cui i popoli germanici costituiscono un “proletariato esterno”, viene sostituita dalla nuova entità storica occidentale, quest’ultima si cristallizza lungo la linea Roma-Gallia settentrionale, che era stato disegnato da Cesare. Ma i «barbari» germanici cadono preda della Chiesa, che è sopravvissuta alla fase finale statale universale della cultura antica. Rinunciano così alla possibilità di apportare un contributo intellettuale positivo alla nuova entità storica. […] Più precisamente: i Franchi abbandonarono la loro lingua sul suolo della Gallia romanizzata. […]
In pratica questo schema si ripete sempre, secondo Toynbee, in quel modo
“Le civiltà sono nate in risposta ad una serie di sfide di estrema difficoltà, quando le “minoranze creative” hanno ideato soluzioni che hanno riorientato la loro intera società. Le sfide e le risposte furono fisiche, come quando i Sumeri sfruttarono le paludi intrattabili dell’Iraq meridionale organizzando gli abitanti neolitici in una società capace di realizzare progetti di irrigazione su larga scala; o sociale, come quando la Chiesa cattolica risolse il caos dell’Europa post-romana iscrivendo i nuovi regni germanici in un’unica comunità religiosa. Quando una civiltà risponde alle sfide, cresce. Quando non riesce a rispondere a una sfida, entra nel suo periodo di declino. Toynbee sosteneva che “le civiltà muoiono per suicidio, non per omicidio”. Per Toynbee, le civiltà non erano macchine immateriali o inalterabili, ma una rete di relazioni sociali all’interno dei confini e quindi soggette alle decisioni sagge e imprudenti da loro prese. Se i leader della civiltà non placassero o non chiudessero il proletariato interno o non organizzassero un’efficace difesa militare o diplomatica contro potenziali forze esterne d’invasione, esso cadrebbe.”
Applicandolo alla storia degli Stati Uniti d’America, si può capire bene che il “momento espansivo” di una civiltà è quello di accettare la sfida richiesta, quella di avere eccedenza di cibo e di merci.
Per ottenere questo si iniziò a costruire la rete ferroviaria interna, in tal modo le merci potevano attraversare il continente americano.
“In questo contesto, si potrebbe vedere gli Stati Uniti, dopo la Guerra Civile, raccogliere la sfida di un paese vasto e per la maggior parte poco popolato, investendo e costruendo una vasta rete ferroviaria per soppiantare la navigazione marittima dei Grandi Laghi, e utilizzando quella rete per rendere utili (“utilizzare”) le risorse del territorio, risorse divenute utili solo dopo la Rivoluzione Industriale e la costruzione della rete dei trasporti. La sfida venne risolta durante l’era progressista da una minoranza creativa di industriali, che sostituì una società prevalentemente agricola (con molti agricoltori di sussistenza) con una società di dipendenti industriali e investitori industriali. Queste “nuove persone” estraevano e producevano abbastanza beni e servizi utili da elevare il tenore di vita degli Stati Uniti al di sopra del resto del mondo. Henry Ford, in particolare, si rese conto che una forza lavoro produttiva era una forza lavoro ben pagata. Gli americani erano deboli in teoria, ma molto bravi ad applicarla. L’invenzione tedesca della chimica di base la diede alla statunitense DuPont. L’elettricità, la refrigerazione, i telefoni ecc. divennero le principali industrie negli Stati Uniti.”
E come decadono?
Sempre nello stesso modo, attraverso la “minoranza creativa”.
Mi spiego meglio, NON SI E’ “MINORANZA CREATIVA” per ereditarietà o razza, si è “minoranza creativa” quando si accetta la sfida proposta dalla contingenza.
“Innanzitutto la Minoranza Dominante tenta di mantenere con la forza – contro ogni diritto e ragione – una posizione di privilegio ereditato che ha cessato di meritare; e allora il proletariato ripaga l’ingiustizia con il risentimento, la paura con l’odio, la violenza con la violenza quando compie i suoi atti di secessione. Eppure l’intero movimento termina con atti positivi di creazione – e questo da parte di tutti gli attori della tragedia della disintegrazione. La Minoranza Dominante crea uno Stato universale, il Proletariato Interno una Chiesa universale, e il Proletariato Esterno uno stuolo di bande barbare da guerra.”
Siamo esattamente in quel momento descritto da Toynbee?
Beh, si…
Il punto vero è che l’ereditare il titolo di “minoranza creativa” non è possibile.
Lo stesso dicasi per altri attributi ereditari come quello di “popoli eletti” o di monarchie ereditarie.
Il fatto è che la “minoranza creativa” non appare trasmissibile per via ereditaria, lo si vede oggi, invece di “accettare la sfida” della creazione di una civiltà planetaria, si raccontano menzogne colossali, barzellette come il cambiamento climatico, l’innalzamento del livello del mare, si cerca di uccidere con vari pretesti una grande parte dell’umanità.
Il punto vero è che “palesemente non sono”: maggioranza creativa.
Ma c’è di più, osservando quel che accade in Cina, con la costruzione di ferrovie, “essi”, la presunta minoranza creativa, sanno di aver perso.
Volevano governare il mondo con la propaganda dei media, con un foglietto di carta con la scritta “dollaro”, con le menzogne della Nasa, della corsa allo spazio, il merchandising e il riacquisto delle loro stesse azioni sul mercato.
Raccontano che loro sono i migliori, che loro sono speciali, che insomma, hanno il diritto ereditario a governare il mondo…
Che è dio a volerlo…
Sipario!