Vivere!

In una società gravemente inquinata dalla narrazione della morte e della sua ineluttabilità, l’atto più trasgressivo e rivoluzionario è dichiarare di essere vivi.
Vivere è l’imperativo categorico!
Basta quello a cambiare il mondo!
Bastava vivere e non sarebbe successo quel che è successo, bastava tenere la prua verso la vita e non ci sarebbero state tutte quelle morti che ci sono state e che ci sono oggi.

Bastava vivere, dichiarare che si era vivi.
L’impero vuole che tu muoia, basta vivere e l’impero crolla.
E’ più facile vivere che morire, se fosse stato più facile morire, l’umanità si sarebbe estinta da tempo immemore.
Il collasso intellettivo della maggioranza ha accettato il paradigma dell’ineluttabilità della morte senza battere ciglio, ma la forza della vita va ben al di là dei paradigmi umani.
E’ scritto: “andate e moltiplicatevi”, non è scritto “fermatevi e estinguetevi”.
E’ la vita che conta, come vivi, non come muori!
Finchè c’è vita, viviamo! Questo dicevano a Roma, quando Roma era Roma!
La Roma di oggi è quella che vedete, intendendo Roma come l’attuale società occidentale, una società senza alcun orizzonte di futuro.
Il parallelo biblico con Sodoma e Gomorra diventa evidente, ma uscendo dal filone delle scritture ci sono elementi storici che illustrano il processo del collasso di una società, ad esempio la stessa Roma, e prima di Roma anche Atene e prima di Atene, il regno persiano e prima ancora gli Egizi e i Sumeri…
Ogni volta che la civiltà dimentica la forza della vita, la civiltà diventa “viltà”, cioè incapace di avere il coraggio di essere vivi!

Di Franco Remondina

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